Delitto Vanni, nuova pista Fanetti pronto a difendersi

Messe a confronto le sue dichiarazioni sul caso Malatesta e su quello della tassista. L’avvocato Meini: "Stupito che dopo l’esito negativo del dna non ci sia l’archiviazione"

di Laura Valdesi

SIENA

"Ad agosto sono 24 anni che la mia Alessandra non c’è più. Sono contenta se la procura continua ad indagare. Per una madre, perdere una figlia, si dice bene...", risponde ferma Mirella Rubbioli. Mamma della giovane di 29 anni trovata senza vita nel taxi numero 22 a Castellina in Chianti, nella notte fra l’8 e il 9 agosto 1997, accanto al cimitero del paese. Questa signora forte e determinata che non ha perso la speranza di scoprire l’assassino della sua Alessandra non ha ancora letto le novità emerse dalle inchieste delle procure di Firenze e Siena. Su due casi diversi e lontani nel tempo, la morte di Milva Malatesta e del suo bambino di 3 anni il 20 agosto 1993 a Barberino Val d’Elsa da un lato, quella della tassista senese quattro anni dopo. Due donne che non si conoscevano, due vite completamente diverse. Il sottile collegamento fra i due misteri irrisolti potrebbe essere rappresentato dal nome di un uomo recentemente indagato dal pm Nicola Marini quando ha riaperto un fascicolo sulla morte della giovane tassista, iscrivendo nel registro degli indagati due persone. Una di queste è Nicola Fanetti, artigiano di Castellina in Chianti, proprietario del terreno vicino al quale nel 1997 era posteggiato il taxi numero 22 con il corpo di Alessandra. Ma Fanetti è anche l’uomo con cui Milva Malatesta aveva un appuntamento la sera del 1993 quando venne uccisa e bruciata. Solo che ebbe un incidente con l’Ape e non arrivò mai a destinazione. Sia l’artigiano chiantigiano che l’altro indagato dalla procura di Siena sono stati sottoposti ad esame del dna che non è tuttavia risultato compatibile con quello trovato sotto le unghie di Alessandra Vanni. Dunque entrambi scagionati. "Tuttavia continuiamo ad indagare, stiamo approfondendo altri aspetti", si limita a confermare il procuratore di Siena Salvatore Vitello.

Le carte di questa morte inquietante e con troppe stranezze sono state lette e rilette dal pool di investigatori che affianca il pm Marini nella nuova indagine. Dai colleghi della procura di Firenze hanno preso tempo fa solo le carte relative alle dichiarazioni rilasciate da Nicola Fanetti su quanto avvenne il giorno della morte di MIlva Malatesta e ai suoi rapporti con la giovane madre, visto che si frequentavano da breve tempo. E a volte sembra che si appartassero con l’auto della donna anche non molto distanti dal luogo in cui è stata uccisa qualche anno dopo Alessandra Vanni. Suggestioni, per adesso. Ma non sono le uniche. Le carte fiorentine sono risultate dunque utili per una comparazione con quanto affermato da Fanetti nel 1997 sulla vicenda Vanni, in merito alla quale l’uomo è stato poi sentito nell’ottobre scorso come indagato.

"Siamo stupiti alla luce dell’’esito negativo della comparazione del dna del mio assistito con quello della Vanni – spiega l’avvocato Jacopo Meini che difende l’uomo – sia trascorso tutto questo tempo senza l’archiviazione. Confesso che ce l’aspettavamo, dopo quasi sei mesi. Invece siamo venuti a conoscenza di ulteriori approfondimenti in corso e collegamenti. Farò comunque immediatamente istanza di accesso agli atti. Pronto a svolgere indagini difensive anche con l’ausilio di un medico legale se verrà ritenuto necessario". L’avvocato Meini conferma di aver parlato anche con l’amministratore di sostegno di Fanetti, un legale di Arezzo, contattando al contempo il suo assistito. A tale riguardo, però, nessuna dichiarazione.

Nel novembre scorso la madre di Alessandra Vanni aveva lanciato un appello agli investigatori proprio dalle colonne de La Nazione: "Sarebbe bello per mia figlia e e anche per loro", disse. Trovare il colpevole, ovviamente.