Dai sorrisi in estate con Alex alle coltellate Controllata dai carabinieri, era tutto normale

Nel tardo pomeriggio di giovedì la 44enne ungherese era stata fermata da una pattuglia nell’abitato dello Scalo insieme al bambino. Grazie a testimonianze e telecamere di videosorveglianza, ricostruito il percorso fatto a piedi dalla donna per raggiungere Po’ Bandino

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di Laura Valdesi

SIENA

Un sorriso splendido. Occhi dolci, quelli della madre Katalin ma anche del suo bambino. Il piccolo Alex, due anni compiuti a maggio. Fissati in una foto del profilo facebook della donna, ungherese di 44 anni che neppure tre mesi dopo è stata capace di usare il coltello su quel corpicino innocente. Prima di portarlo in braccio nel supermercato Lidl di Po’ Bandino per chiedere aiuto quando ormai non c’era più nulla da fare. Immagini che stridono. Da un lato la foto postata il 15 luglio scorso che esprime gioia, dall’altro la tragedia che ha fatto urlare giovedì pomeriggio i clienti e gli addetti del supermercato. Raccontano, sebbene l’inchiesta sia solo alle battute iniziali, il dramma di una donna fermata per l’omicidio volontario del figlio su cui adesso i carabinieri stanno scavando visto che sono stati raccolti una "mole di indizi" tali da far propendere per la "presunta responsabilità" della madre.

"Non parlo con nessuno", dice riattaccando garbatamente il telefono l’amico di Chiusi presso cui aveva trovato ospitalità Erzsebet Katalin Bradacs. Proprietario del famoso ’Cavallino bianco’, locale notturno che è stato un’istituzione e che ha cessato ormai l’attività. Qui la donna, che non ha riferimenti familiari in Italia perché i suoi cari vivono tutti in Ungheria, compreso il figlio maggiorenne, avrebbe lavorato una decina di anni fa. L’uomo è stato sentito per avere informazioni dai carabinieri della Compagnia di Montepulciano la sera stessa della tragedia, nella caserma dell’Arma di Chiusi Stazione. Un aiuto agli investigatori umbri, titolari dell’inchiesta, per capire quando la donna ungherese (e, forse, soprattutto perché) è arrivata nel nostro Paese. Sembra che fosse venuta in Italia già da qualche giorno. Ma soltanto mercoledì da Roma avrebbe raggiunto Chiusi. Un volto nuovo, aveva attirato l’attenzione di una pattuglia dei carabinieri dello Scalo dove tutti si conoscono. L’avevano fermata nell’abitato, era il tardo pomeriggio di giovedì, mentre camminava a piedi con il bambino. La verifica dei documenti, nulla nell’atteggiamento della 44enne che facesse pensare a tensioni con il piccolo Alex. E alla tragedia avvenuta l’indoman.

Certo è che ha raggiunto a piedi dal paese il casolare abbandonato dell’ex Enel davanti al quale si trova il supermercato, edificio dove è stata ritrovata la magliettina sporca di sangue con i tagli delle coltellate. Ad aiutare gli investigatori nel ricostruire i movimenti di Erzsebet Katalin Bradacs le numerose telecamere di videsorveglianza presenti a Chiusi, alcune anche installate di recente. Un’area che conosceva bene, avendo lavorato appunto in Valdichiana.

Quale cortocircuito sia avvenuto nella mente della 44enne deve ancora essere compreso. "E’ sotto choc e non ha risposto alle domande del pubblico ministero", sottolinea l’avvocato Enrico Renzoni che attende ora la fissazione della convalida del fermo. Con il legale la donna ha comunque negato di aver ucciso il piccolo Alex di 2 anni. Avrebbe sostenuto di essere arrivata per caos a Po’ Bandino da Chiusi dove era ospite dell’amico mentre il padre del piccolo si trovava all’estero. E quando ha ricevuto la foto via social del bambino insaguinato dalla 44enne si è attivato con il Consolato italiano e le autorità locali.

Poiché il figlio era solito fare un riposino, avrebbe sostenuto sempre con il legale, lo aveva lasciato per andare a recuperare un giocattolo e al suo ritorno lo avrebbe trovato già ferito. Lei non gli ha fatto del male. Quanto poi all’ipotesi di un eventuale complice, sarebbe esclusa: sostiene di essere stata da sola con il piccolo.