Fu il primo calciatore al mondo contagiato dal covid: "Giorni da incubo, non li dimentico"

King Udoh, attaccante della Pianese, fu sottoposto a tampone, risultò positivo. "Medici e operatori entravano nel reparto vestiti da extraterrestri"

King Udoh

King Udoh

Abbadia San Salvatore (Siena), 27 febbraio 2022 - "Ho vissuto per diversi giorni l’incubo di chi non sa per quale motivo si trova ricoverato in ospedale". Questo il senso dell’esperienza vissuta, due anni fa, da King Udoh, giocatore di calcio, che allora militava nella Pianese, primo calciatore professionista al mondo ad essere stato infettato dal Covid. La sua storia finì addirittura sul New York Times. A due anni da quella brutta esperienza il giovane calciatore, che oggi milita nelle file dell’Olbia nel campionato di serie C, fa fatica a parlarne. Anzivorrebbe farne proprio a meno.

"E’ una vicenda - dice King Udoh - che ha segnato un momento della mia vita. Con tutta la preoccupazione dovuta, soprattutto, al fatto di non capire cosa mi stava succedendo". I giocatori e lo staff della Pianese, del patron Maurizio Sani, imprenditore della ’Stosa’ leader nel mondo delle cucine componibili, quella sera di fine febbraio erano rientrati dalla seconda trasferta consecutiva ad Alessandria. Prima per incontrare la formazione locale, poi per sfidare la Juventus 23. Per questa partita King non era disponibile. Mentre i compagni giocavano lui era nella camera d’albergo perché febbricitante. E’ la madre, che risiede a Reggio Emilia, a chiedere che il figlio venga sottoposto a un tampone.

Siamo agli inizi del drammatico periodo della pandemia. Alle 6 del mattino del 24 febbraio 2020 fa King viene sottoposto a tampone. Risulta positivo. Allora del Covid si sapeva ancora poco. Il giocatore viene trasportato in un’ambulanza ’protetta’ alle Scotte. "Mi sono ritrovato- dice oggi - in una stanza dell’ospedale rigorosamente isolata. Medici e operatori sanitari entravano con protezioni stile extraterrestri. Non capivo - aggiunge King - cosa mi stesse capitando. Stavo bene, non avevo più febbre, ma ero sottoposto a un rigoroso isolamento. Sono stati sei giorni, quelli del ricovero, difficili, pieni di preoccupazione. Eravamo agli inizi - aggiunge King - e anche gli stessi medici e operatori sanitari ne sapevano poco. Una brutta esperienza in un contesto di una stagione agonistica davvero piacevole, professionalmente positiva, trascorsa nelle file della Pianese".

King Udoh è stato il primo calciatore professionista al mondo, ad essere stato contagiato dal virus. Contrariamente a quello che, in pochi per la verità, supposero al momento della notizia King non era un "untore", ma un contagiato. Dopo la prima trasferta ad Alessandria il giocatore ottenne dalla società il permesso per recarsi a Reggio Emilia per una visita ai genitori. Un’area risultata tra le prime ad aver subito numerosi contagi. Sta di fatto che dopo il rientro sull’Amiata King non era al meglio della condizione fisica. Lo staff medico della Pianese prese, in virtù della prime notizie che circolavano sul Covid, tutte le misure precauzionali. Ma King risultò positivo e fu, come detto, un evento eclatante, che ebbe vasta eco.

E’ stato un caso importante che contribuì a far scattare tutte le misure di prevenzione poi adottate. Il campionato di serie C venne, come tutti gli altri, sospeso e in casa bianconera ci furono diversi contagiati, non solo giocatori. Il virus colpì anche il custode dello stadio di Abbadia San Salvatore, il primo paziente a finire in terapia intensiva in provincia. In quel periodo, i giocatori della Pianese si allenavano lì in attesa che i lavori dell’impianto di Piancastagnaio fossero ultimati,

Oggi King gioca e sta disputando un’ottima stagione, nell’Olbia. Quella brutta parentesi della sua vita e della sua carriera l’ha messa nel dimenticatoio. "Furono giorni difficili, pieni di paura - racconta Renato Vagaggini direttore sportivo della Pianese - superati anche grazie al lavoro svolto dallo staff medico della squadra e al sostegno dei vertici della società. Tutti vicini ai giocatori contagiati e alla squadra che visse momenti di grande paura".