Entrata a gamba tesa delle opposizioni in Consiglio comunale sul delicato tema della cittadinanza italiana e dello Ius Scholae, che in questi giorni agita il dibattito tra i partiti (anche di Governo) a livello nazionale. Lo strumento scelto è quello della mozione, che verrà presentata nel Consiglio di giovedì con la firma del gruppo Pd (su proposta di Gabriella Piccinni) e quella di Fabio Pacciani, Adriano Tortorelli, Vanni Griccioli, Massimo Castagnini e Gianluca Marzucchi. Nell’atto si lancia un appello al sindaco Nicoletta Fabio: "Il Comune riconosca la cittadinanza italiana simbolica e onoraria alle ragazze e ai ragazzi di origine straniera nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni che abbiano completato il ciclo scolastico nelle nostre scuole – spiega Piccinni –. Abbiamo chiesto questo impegno alla sindaca e alla giunta, come gesto per favorire l’integrazione e promuoverne una solida e completa cittadinanza italiana, come strumento di crescita, in attesa di una legge quadro che ne disciplini l’accesso". E ancora: "La cittadinanza ha infatti molte facce e dimensioni, normative, politiche, sociali e psicologiche e include l’identificazione culturale e psico-sociale, ovvero quel senso di appartenenza per il quale ci sentiamo e ci dichiariamo italiani. In questo quadro – sottolinea la docente universitaria – la scuola, come pilastro fondamentale della formazione, è al primo posto in ogni percorso di integrazione in quanto è il punto di incontro tra studenti di diverse origini e un luogo di scambio tra culture, conoscenze e lingue".
Nella mozione si evidenzia: "La partecipazione alla vita sociale è uno strumento fondamentale per configurare pratiche per la progressiva inclusione sociale degli immigrati e per preparare il loro eventuale accesso completo alla cittadinanza formale. La scuola, come pilastro fondamentale della formazione, è al primo posto in ogni percorso di integrazione in quanto è il punto di incontro tra studenti di diverse origini e un luogo di scambio tra culture, conoscenze e lingue".
In attesa dunque di una legge nazionale, le opposizioni chiedono a Palazzo pubblico il riconoscimento dello Ius Scholae, pensato per conferire la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni che abbiano frequentato in Italia almeno cinque anni di studio oppure completato il ciclo dell’obbligo: "Lo Ius Scholae – è la conclusione – può rappresentare un primo atto di uguaglianza sociale nei confronti di ragazze e ragazzi, ai quali non è riconosciuto lo status giuridico di cittadini italiani pur condividendone cultura, educazione e appartenenza".
Cristina Belvedere