
Clima, trattori, Europa, temi caldi. Coldiretti: "Meteo troppo instabile, così agricoltura a rischio costante"
Temperature sopra la media del periodo, poca pioggia. Il report Lamma dei giorni scorsi, che ha evidenziato come l’inverno attuale in Toscana sia il più caldo dal 1955, presenta dati allarmanti per il mondo agricolo. Da dicembre a febbraio, in provincia di Siena, la temperatura media si è attestata tra 3 e 3.9 gradi (minima), 9.8 e 11 gradi la massima. Ha piovuto in totale 23 giorni nei tre mesi: eccetto Grosseto, sempre, e Arezzo, a febbraio, la nostra è stata la provincia con le minori precipitazioni, 53 millimetri a gennaio, 61 a febbraio, 77 a dicembre. "In pratica un lungo autunno, la pioggia non è più distribuita nel tempo ma si concentra in pochi giorni", spiega Luigi Sardone, presidente di Coldiretti Siena.
Con quali problemi, Sardone?
"La pioggia in grande quantità in pochi giorni dilava il terreno, spesso riarso, e scivola via. Quindi non sostiene le coltivazioni e spesso crea danni".
Ora qual è il timore?
"La grande paura è il rischio di una gelata tardiva, che in pochi giorni possa danneggiare il lavoro di un anno".
Sta cambiando davvero il clima, dal vostro punto di vista?
"Il nostro non è un punto di vista, ma una constatazione quotidiana. Gli agricoltori devono farci i conti tutti i giorni".
E cosa comporta?
"Nuovi modelli di coltivazioni e costi maggiori".
Però le gelate primaverili ci sono state anche in passato.
"Certo, ma erano episodi talmente gravi che ce li ricordiamo, tipo quelle del 1985 e del 1997. Ora il rischio è che tali fenomeni diventino la regola".
Però come si affronta il tema: in fondo il clima è una variabile con cui l’agricoltura ha sempre dovuto confrontarsi.
"Il punto è non far ricadere tutti i problemi del cambiamento climatica e della sostenibilità sulle spalle degli agricoltori. Se si equipara una stalla a un’azienda che inquina, si parte col piede sbagliato".
Questo però non incentiva il perseguimento di strade alternative, come la carne sintetica? Lì il clima non influisce...
"Il paradosso è proprio questo ragionamento. La verità è che quella produzione pone enormi problemi: intanto le aziende inquinano, poi si uccide una categoria economico-commerciale, si mette in mano a poche persone ricchissime la gestione delle proteine animali, si intacca un modello sociale e culturale consolidato. E potrei proseguire".
In questo contesto come si inquadra la protesta dei trattori? E come la valutate?
"Abbiamo la massima consapevolezza del disagio dell’agricoltura, che proprio per i cambiamenti climatici o le guerre in corso vive momenti di forte crisi economica. Per questo stiamo facendo incontri molto partecipati sul territorio, per dialogare con i soci. E siamo impegnati a risolvere i problemi laddove si può incidere, soprattutto a Bruxelles".
Perché Bruxelles?
"Siamo convinti che i problemi siano soprattutto in Europa dove abbiamo contrastato negli ultimi tre anni una visione suicida per l’agricoltura contestando apertamente chi ne era il portatore, l’allora vicepresidente della commissione Timmermans, bloccando in parlamento europeo alcune impostazioni. E ancora lì saremo il prossimo 26 febbraio, quando, alla manifestazione nazionale di Coldiretti, sarà presente anche una delegazione senese".
Orlando Pacchiani