Caso Rossi, la commissione chiede di acquisire atti di un processo su feste private

Nessuno sa chi ordinò il blocco dell’utenza del pc del manager: non chiariscono il ’giallo’ le audizioni di Steiner e Leandri

Il blocco dell’utenza del computer fisso dell’ufficio di David Rossi, scoperto la mattina del 7 marzo 2013 quando i pm andarono a Rocca Salimbeni, è stato ieri al centro delle due audizioni della commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi. Ma chi abbia impartito l’ordine, al momento, non ha un nome e un cognome. I parlamentari, però, lavoreranno per ricostruire la filiera. In attesa, comunque, dell’esito della super-perizia i cui risultati investono anche tale aspetto. E che dovrebbero arrivare fra la fine di maggio e i primissimi giorni di giugno. Alla luce di quanto emergerà la commissione valuterà se approfondire altre strade. Intanto, così è stato deciso nell’ufficio di presidenza coordinato da Pierantonio Zanettin, verrà chiesta l’acquisizione degli atti di un processo su cui c’è stata recentemente la sentenza. Riguarda feste private con transessuali e droga, anche scambi di coppia, per cui un imprenditore di Monteriggioni, difeso da Carla Guerrini, ha avuto 2 anni per aver agevolato la prostituzione (più sette mesi e 1200 euro di multa per due episodi di cessione di droga). Condannati anche i due ’tassisti’ che avrebbero portato le persone alle serate hard. A colpire la commissione è stato l’arco temporale (siamo nel settembre 2014) e la località in cui si svolgevano anche se la vicenda non è collegata al caso David Rossi. Nell’ufficio di presidenza è stato deciso di aggiungere, poi, un altro nome per l’audizione del 19 maggio: si tratta dell’allora responsabile delle risorse umane e comunicazione interna di Banca Mps Ilaria Dalla Riva, ascoltata con l’agente della postale Michele Mencarelli e il manutentore presso la Rocca Paolo Zotto.

"Non so dire chi è stato a bloccare l’utenza, questa attività di predisposizione e autorizzazione all’accesso e alla rete veniva svolta da un’altra struttura", ha spiegato alla commissione Massimo Steiner, già responsabile del servizio data channels nell’ambito dell’area facility management Mps, che lavorava nella sede di via Ricasoli. Andò alla Rocca il 7, insieme al suo responsabile Marco Bernardini facendo da supporto agli inquirenti per quanto riguarda apparati di telecomunicazione, cellulare, blackberry, ipad. "Mi venne chiesto se avevamo documentazione sul traffico effettuato e ricevuto sulla postazione del telefono fisso", ha spiegato Steiner sollecitato dall’onorevole D’Orso, oltre che dal vice presidente Luca Migliorino che gli ha chiesto anche di una telefonata giunta a Rossi la mattina del 6 marzo di 89 secondi "dalla Fondazione Mps – chiarisce – che non corrisponderebbe ad un numero specifico ma, dice la Gdf, sarebbe una numerazione generata automaticamente per le chiamate in uscita". "Il mio ruolo fu di ’ufficiale di collegamento’, per così dire, di interfaccia dell’autorità giudiziaria a fronte di eventuali richieste di urgenza" per evitare eventuali inefficienze operative, ha spiegato Fabrizio Leandri, già responsabile della funzione di Audit. Chiarito che di solito interloquiva con la Finanza, ha ricordato che i temi posti dagli inquirenti erano "la casella mail, i file log, le tracciature degli accessi al computer e poi il tema del blocco delle utenze di Rossi". "Non ho dato alcun ordine a quest’ultimo riguardo, nè so chi l’ha fatto ma credo sia ricostruibile", ribadisce confermando "che non furono aperte indagini interne in autonomia; uno standard dell’Audit non svolgere accertamenti paralleli per non creare problemi o intralci".

La.Valde.