Beve insetticida e muore: processo per due

Il gup Cornetti ieri ha rinviato a giudizio il fratello e il cugino del 72enne deceduto. I due figli dell’uomo parte civile: chiesto il risarcimento

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di Laura Valdesi

SIENA

Una storia dolorosa. Che ha finito per spaccare una famiglia conosciuta e benvoluta della Valdorcia. E sulla quale sarà possibile fare definitiva chiarezza soltanto nel processo. Così ha deciso ieri il gup Ilaria Cornetti rinviando a giudizio il fratello e il cugino di un 72enne che secondo la procura sarebbe morto dopo aver bevuto accidentalmente un potente insetticida usato contro la mosca degli olivi, il Rogor L40. Sarebbe stato lasciato incustodito sugli scalini della casa di un parente. L’anziano l’avrebbe scambiato forse per una bevanda, visto che era stato messo in bottiglie di plastica che contenevano inizialmente acqua e la seconda thè, bevendone un sorso. Con conseguenze che non gli avrebbero lasciato scampo.

Il pm Daniele Rosa aveva chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per il fratello, 83 anni, difeso dall’avvocato Sebastiano Sani del foro di Grosseto, e per il cugino, 67 anni, che è assistito dai legali Francesca Terribile e Ivan Lo Castro di Roma. Nell’aula al primo piano era presente soltanto quest’ultimo, che ha spiegato al giudice quanto accaduto, mentre l’altro imputato ha atteso a casa l’esito dell’udienza.

Il processo inizierà dunque dopo l’estate e dovrà chiarire cosa è successo quel giorno quando, sempre secondo l’accusa, i due parenti del pensionato sarebbero stati imprudenti, non rispettando le regole sulla conservazione dei pesticidi. La ricostruzione delineata dai carabinieri, che svolsero le indagini, ha portato a ritenere che il fratello del 72enne avrebbe chiesto al cugino di portargli un po’ di Rogor per gli olivi che era stato infatti sistemato nelle due bottiglie di plastica, lasciate sugli scalini di casa. Quando avvenne il fatto, quel terribile errore causato forse anche dall’etichetta lasciata su entrambi i contenitori che traeva in inganno, l’83enne infatti non era in casa.

Bevuto un sorso, il 72enne accusò subito un malore. Venne chiamata l’ambulanza ma sembra che il pensionato da allora non sia più riuscito a parlare e a spiegare la ragione dei suoi problemi. L’ingestione avvenne nel settembre 2020, l’11 dicembre l’uomo spirò dopo grandi sofferenze in una struttura sanitaria di Montevarchi. Nell’udienza di ieri si sono costituiti parte civile i figli dell’agricoltore valdorciano, entrambi presenti con l’avvocato Testa, che chiedono un importante risarcimento.