Affare migranti Tre assoluzioni

Pacchioni, Gai e il commercialista scagionati. Il legale: "Intanto società fallita e albergo all’asta"

Migration

di Laura Valdesi

SIENA

"Il bilancio di questa vicenda giudiziaria, al di là delle sentenze fin qui pronunciate, annovera il fallimento di una società perché a seguito dell’indagine l’attività di accoglienza dei migranti venne bloccata. E un albergo è andato all’asta", sottolinea l’avvocato Josef Mottillo. La vicenda è quella che vede al centro l’imprenditore Guido Pacchioni, nel 2018 finito ai domiciliari per la questione degli appalti per la gestione degli extracomunitari che arrivavano con i barconi in Italia e venivano smistati, anche nella nostra provincia. Ieri ha incassato un’assoluzione davanti al giudice Simone Spina, insieme ad Alfonso Gai, amministratore formale e sostanziale della ’Cassiopea’, e al commercialista, quest’ultimo assistito dall’avvocato Duccio Campani. E’ stata solo letta la sentenza perché le richieste – tutte di condanna , dai 3 anni e 2 mesi per Gai, agli 8 mesi per Pacchioni – erano già state avanzate. Ed è arrivata l’assoluzione.

Andiamo per ordine in questa complessa vicenda, frutto dell’indagine condotta dalla Finanza sul business legato all’arrivo di donne e uomini sui barconi, poi inseriti nei vari centri di accoglienza. Il primo troncone del processo ha visto condannato Pacchioni a 2 anni e 3 mesi per turbativa d’asta più autoriciclaggio, altri 2 per calunnia. E’ già stato presentato appello ma non c’è ancora la data dell’udienza. Poi nel settembre scorso è arrivata l’assoluzione per l’imprenditore e per la moglie accusati di omessa dichiarazione. Non si sarebbero appropriati dei soldi dei migranti, le operazioni furono reali. E ieri mattina è stato definito, come detto, il terzo troncone del processo che vedeva Alfonso Gai accusato dei medesimi reati per cui Pacchioni è stato condannato, venendo invece assolto perché il fatto non sussiste. A partire dalla turbativa d’asta per essersi aggiudicati, secondo l’accusa, appalti per la gestione dei migranti con due artifici: una convenzione fittizia con la parrocchia di Sassofortino (il parroco uscì subito di scena patteggiando), secondo Pacchioni sarebbe stato centro di interesse di due imprese. Assolti sia l’impresario che il commercialista e Gai per la tentata turbativa d’asta. Non doversi procedere per la truffa in quanto è stata cambiata la natura nel corso del processo: mancava allora la querela.