Era la prima volta che da solo era stato autorizzato a recarsi al vicino stadio per giocare con i coetanei. La prima esperienza di autogestione, quella che si ricorda per sempre. Purtroppo per il ragazzino di Abbadia San Salvatore, undici anni, il pomeriggio di domenica scorsa è stato amarissimo. È finito al pronto soccorso del locale ospedale per un violento schiaffo ricevuto da un extracomunitario, un pakistano che da anni trova accoglienza in uno dei centri del paese amiatino.
C’è chi ha evidenziato l’atto di violenza su Facebook c’è chi, i genitori, non hanno tollerato l’accaduto presentando denuncia ai carabinieri. "Domenica pomeriggio – è il padre del ragazzino che ce lo racconta – mio figlio, per la prima volta, è uscito solo da casa per andare a giocare con gli amici. Giunto allo stadio ha trovato i coetanei con i quali si è messo a giocare, in uno spazio dietro la curva del campo da gioco. Poco distanti c’erano degli extracomunitari che stavano facendo foto e filmati. Il genitore di uno dei ragazzi presenti ha chiesto che quelle foto o video venissero cancellati. Così è stato.
"Tutto – racconta sempre il padre – pareva esser finito. I genitori si sono allontanati i ragazzi hanno continuato a giocare. Ma la quiete è durata poco perché il gruppo dei grandi ha ripreso a fare foto e filmati. Volevano fotografare una bambina, mio figlio lo ha impedito mettendole una maglietta in testa. A quel punto mi chiamato raccontandomi cosa stava facendo. Gli ho detto fotografare il gruppo dei disturbatori. Non c’è riuscito, si sono allontanati. Così ha fatto mio figlio che, giunto dietro una siepe che costeggia la curva dello stadio, stava facendo pipì quando ha sentito uno che correva verso di lui. Ha fatto appena in tempo a girarsi colpito da un violento schiaffo. E ora accusa dolori di testa, lo abbiamo portato a fare ulteriori accertamenti e questa mattina (ieri ndr) è andato a scuola pur dolorante, ma a metà mattinata siamo dovuti andare a prenderlo perché non stava bene".
Il padre è arrivato allo stadio pochi minuti dopo l’accaduto, è corso dietro al pakistano, un 40enne alto, rischiando lo scontro fisico. "Mi sono fermato – dice – perché è stato mio figlio a chiedermelo con una voce commovente" Quindi la denuncia presentata, dopo le prime cure apportate al figlio, alla locale stazione dei Carabinieri. Intanto il gruppo dei pakistani sosterrebbe di non aver fatto foto ma videochiamate con i propri familiari.