"Abbiamo permesso il ritorno del virus"

Giovannini, direttore generale delle Scotte: "I numeri attuali possono diventare pericolosi, non dobbiamo perdere il controllo"

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"Il quadro attuale è importante, i numeri dei contagi sono cresciuti. Oggi gioviamo ancora dei virtuosi comportamenti adottati in Toscana nella prima fase, ma, con l’arrivo della stagione fredda e l’addensarsi dentro spazi chiusi, i numeri attuali possono diventare pericolosi, anche in Toscana. Non possiamo perdere il controllo della situazione e consentire al virus di concentrare la sua carica in ambienti interni e andare a fare danni importanti, soprattutto su chi non ha difese", dice Valter Giovannini, direttore generale delle Scotte.

Siamo di fronte a una nuova ondata?

"Non direi, sono fasi diverse di uno stesso fenomeno. Il quadro di oggi è il risultato di una situazione mai terminata, un contagio cui abbiamo dato modo di crescere. Sono ripresi i contatti e il virus ha ripreso a muoversi con numeri importanti. Oggi l’età media dei positivi è intorno a 40 anni e il più sono asintomatici, ma stanno crescendo i sintomatici. Nella fascia 0-19 anni sono il 20 per cento dei casi, un altro 18-19 per cento è nella fascia fino ai 35-40 anni; gli anziani sono quelli che si sono protetti di più".

Cosa è cambiato?

"I giovani hanno sentito voglia di tornare a vedersi, assembrarsi. A febbraio-marzo è stata la Toscana Nord Ovest a pagare il prezzo più alto, poi l’area metropolitana di Firenze, con maggior concentrazione di persone, che si muovono. Oggi la nuova diffusione del virus riguarda tutta la Toscana allo stesso modo".

Quali problemi all’orizzonte?

"In estate abbiamo avuto una prima ripresa dei casi, con i giovani in movimento: questi si sono manifestati in ambienti aperti, con cariche virali disperse nell’aria, che hanno dato luogo a casi non gravi. In questa stagione andremo a rinchiuderci all’interno, in casa come in ufficio o al ristorante, piuttosto che in strada e qui è il problema: la gravità della malattia è la risultante della carica infettante e del tempo di esposizione al virus. In un ambiente interno, chiuso, la densità della carica virale è maggiore e più gravemente si manifesterà l’infezione".

Come possiamo difenderci?

"La distribuzione gratuita delle mascherine fatta in Toscana nel lockdown è stato il miglior presidio per la società: un’operazione di educazione alla salute. La mascherina è stata e rimane la nostra difesa: la dose del virus che filtra è minore. Per questo dovremmo adottarla anche al chiuso e in tutti i casi di relazioni interpersonali. Riduciamo le occasioni di diffusione: questo vuol dire indossare la mascherina all’esterno ma anche all’interno dei locali e diminuire la convivialità. Facciamo pure cene anche in casa ma con numeri ristretti di invitati".

Poi c’è la scuola, dove una ventina di bambini si ritrovano in un’aula senza mascherina.

"Qui è l’età che confligge con la mascherina da portare a lungo. Ma la scuola deve assolutamente andare avanti: l’investimento per il futuro è nel dotarsi di sistemi di aerazione, anche meccanici, degli ambienti. La carica infettiva diminuisce se l’ambiente è aperto, dunque con finestre spalancate o un’aerazione indotta. Tutto questo vale per il Covid ma anche per l’influenza stagionale. Non occorrono metodi drastici per l’economia e la società come il lockdown, oggi conosciamo la malattia e possiamo conviverci".

L’ultima frontiera sono i test rapidi?

"Saranno da impiegare a scuola e dove c’è necessità di una diagnosi sicura in tempi brevi. Quelli che adotterà la Toscana sono stati validati dal laboratorio di virologia della professoressa Cusi. Li abbiamo già e a breve saranno distribuiti alle Asl: si parla di 5mila test al giorno’. Paola Tomassoni