Scarsa assistenza a cardiopatico, Asl 5 condannata dal tribunale. Risarcimento all’anziano ricoverato

Sentenza del giudice civile per un episodio avvenuto nove anni fa all’ospedale San Bartolomeo. Il settantenne non fu aiutato dal personale nonostante le richieste arrivate anche dal vicino di letto

L'ospedale San Bartolomeo a Sarzana

L'ospedale San Bartolomeo a Sarzana

Sarzana, 14 aprile 2024 – Il paziente non era stato adeguatamente assistito nel corso della notte ma lasciato in una condizione psicofisica imbarazzante e umiliante nonostante le richieste di aiuto ripetutamente lanciate anche dal suo vicino di letto nella stanza dell’ospedale San Bartolomeo di Sarzana. Per questo comportamento l’Asl 5 spezzina è stata condannata al risarcimento di 4 mila euro oltre le spese legali dal giudice del Tribunale della Spezia, la dottoressa Nella Mori, che ha accolto la richiesta dell’avvocato Alberto Antognetti difensore dei famigliari dell’uomo, al tempo dei fatti settantenne residente in Provincia. L’uomo nel 2015 era stato ricoverato all’ospedale sarzanese per problemi cardiaci ma soffrendo anche di altre problematiche di deambulazione era stato accolto in un letto dotato di sbarre proprio per evitare cadute.

Nel corso della notte però si era sentito male espletando un bisogno fisico ma nonostante la richiesta di essere cambiato, lavato e coperto per contrastare il freddo era stato lasciato senza assistenza. Anche il vicino di letto, poi ascoltato dalla polizia giudiziaria poi interessata al caso dopo la denuncia da parte dei famigliari, aveva confermato la mancanza di aiuto. Dopo la denuncia era stato aperto anche un procedimento penale nei confronti dell’infermiere di turno in reparto. Azione poi archiviata per la carenza del dolo in relazione ai reati contestati di omissione di atti di ufficio e abbandono di persona incapace. Il giudice per le indagini preliminari però in sede di archiviazione aveva definito la vicenda un fenomeno di malasanità.

La mancanza dell’assistenza e lo stato di forte prostrazione provato in quella lunga notte di imbarazzo aveva provocato non certo un aggravamento delle condizioni cardiologiche dell’uomo ma sicuramente una lesione della sfera psico fisica che ha reso necessario un successivo intervento terapeutico con somministrazione di farmaci a base di cortisone. E’ stata quindi accolta la richiesta dell’avvocato del foro spezzino Alberto Antognetti che ha dimostrato l’inadempimento del contratto di "spedalità" ovvero il principio fondamentale di accoglienza e cura del paziente. Per questo l’azienda sanitaria spezzina è stata condannata al risarcimento di 4 mila euro oltre alle spese accessorie.

Massimo Merluzzi