CRISTINA GUALA
Cronaca

Scampato alla morte, si tatua il ponte crollato

Per Andrea Angelotti, il corriere di Bolano, quel disegno sul braccio è un modo per metabolizzare la paura mentre collassava la struttura

Il tatuaggio

Albiano Magra (Massa Carrara), 27 febbraio 2022 - In molti avrebbero preferito dimenticare, Andrea Angelotti invece quel giorno che gli ha sconvolto la vita per sempre, se l’è tatuato sul braccio: il ponte di Albiano ripiegato su se stesso come una fisarmonica e il furgone rosso accartocciato dove lui era alla guida, intrappolato ma scampato alla morte. Potrebbe essere la trama di un film, una piccola catastrofe, un ossimoro per definire una situazione finita bene, senza vittime, ma costata molto. Angelotti è il corriere di Bolano, diventato un simbolo con il furgone rosso di Bartolini, un lavoratore, padre di famiglia, che si trovò sul ponte di Albiano la mattina in cui la struttura cedeva, l’8 aprile del 2020. Da allora è iniziato un inferno per molti che hanno subito disagi perché una via di comunicazione così importante era venuta meno e per Angelotti cominciò un’odissea: un lungo ricovero, la sua schiena colpita in più punti che si ribellava ad ogni tentativo di movimento, l’attesa degli interventi rinviati per il Covid, la convivenza innaturale con perni e viti impiantati nella sua colonna vertebrale per poter tornare a camminare.

Il furgone del Corriere Bartolini coinvolto nel crollo (Pasquali)

E poi tutti quegli aspetti che non mancano mai quando accade un evento del genere: la burocrazia che si muove a lumaca, e peggiorata dalla pandemia, così l’iter legale, ma anche tutto quel carico psicologico che assilla quotidianamente dopo un accidente di tale portata: le insicurezze anche solo a vedere un ponte, gli incubi notturni in cui si ripeteva continuamente il crollo, l’ironia del conflitto di essere in un limbo tra fortuna e sfortuna, allo stesso tempo un miracolato, ma anche colui che da quel momento ha dovuto controllare ogni movimento per non paralizzarsi definitivamente. Eppure invece di tentare di cancellare per sempre un fatto così pesante dalla sua mente, Andrea e la moglie Sara hanno capito che con questo episodio avrebbero dovuto fare i conti, quelli già fatti nel passato ma anche nel futuro e Andrea ha voluto, come dire ‘metabolizzarlo’, tatuandoselo sul braccio.

Sì, un tatuaggio, perenne, visibile tutti i giorni, lì fermo che non si leva dalla vista. "Tanto è una scena che non potrò mai dimenticare – spiega Andrea – non mi sono slogato la cavaglia per intenderci e allora tanto vale fare mia quell’immagine. Quando la guardo è come se ripercorressi quello che è successo e provo a lasciarmelo alle spalle, niente può cambiare il passato". Ora dopo l’ultima operazione a dicembre sta aspettando la fisioterapia per poter essere dichiarato guarito. Dopo riprenderà la sua vita, ma in compagnia del tatuaggio: "E’ stato un mio regalo – ha detto la moglie – ho consultato Mara Profico di Mara Tatoo a Bottagna, le abbiamo portato la foto che ha fatto il giro delle cronache e dei telegiornali, proprio quella del furgone sospeso sul ponte crollato, e lei lo ha sapientemente riprodotto sul braccio". Come uno ‘schiaffone’ visibile ogni giorno che però è anche uno schiaffone alla disgrazia, alla morte che poteva portarselo via per sempre. Il tatuaggio lo ha fatto il 24 febbraio nell’anniversario del giorno in cui il fiume in piena trascinò via il furgone dallo scheletro del ponte per poi ritrovarlo chilometri più lontano.

Date, coincidenze, adesso Andrea non è più la persona di prima: "Quello che è accaduto ha rappresentato una svolta nella sua vita – conclude la moglie – prima era un tipo molto schivo e riservato, adesso è più socievole, è cambiato nel carattere". E soprattutto ha dimostrato di aver ritrovato la forza e il coraggio, come nel farsi un tatuaggio che gli ricorderà per sempre quello che è stato, ma anche che è vivo.