Pietra d’inciampo alla stazione nel ricordo di Pietro Milone

Deportato a Mathausen Gusen perché aveva contribuito a organizzare uno sciopero dei lavoratori all’Oto Melara

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Una tessera lucente, che i passanti noteranno, fuori dalla stazione di Vezzano. E’ una pietra d’inciampo che il Comune ha voluto donare, venerdì scorso, in ricordo di Pietro Milone, deportato nel campo di concentramento di Mathausen Gusen perché aveva contribuito a organizzare uno sciopero dei lavoratori in fabbrica, l’Oto Melara, il 1 marzo 1944. A Vezzano ci sono ben venti pietre d’inciampo, la prima fu posata nel 2019 per volere dell’allora sindaco Fiorenzo Abruzzo, partendo dalla memoria tragica della piccola Adriana Revere, la cui famiglia visse per un periodo sulla provinciale all’imbocco del capoluogo. Da quel momento ne sono state posate venti in varie stradine del territorio, davanti alle abitazioni delle vittime e a Valeriano, e ancora saranno collocate.

Presente alla posa della pietra per Milone la figlia Mariuccia che quando perse il padre aveva 12 anni e oggi ne ha 90: "Le informazioni incise in queste formelle – ha spiegato Abruzzo che ha partecipato alla manifestazione nel giorno della Memoria – hanno il preciso scopo di realizzare un processo inverso rispetto a quello delle feroci rappresaglie e dei campi di concentramento: restituire dignità di individuo a chi a quei tempi era considerato un numero, hanno lo scopo di far riflettere il passante quando le incontra e legge". Inoltre è stata collocata in piazza Castello una targa in memoria di Rino Andreani, ragazzo di 21 anni deportato nel campo di concentramento di Norimberga e dichiarato morto, poi ritrovato sotto un cumulo di cadaveri da un colonello medico e curato in un ospedale psichiatrico militare e rientrato a Vezzano. Durante la commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto, proseguita ieri a Valeriano, è stato proposto anche un concorso per la scuola per invitare i ragazzi a mantenere la memoria con premiazione il 27 gennaio del prossimo anno.

Cristina Guala