Sarzana, "Il futuro del nostro ospedale è a rischio"

Lo dice il piano socio sanitario regionale. Il ’Manifesto’ lancia l’allarme e chiede attenzione alla Ponzanelli che dovrà portare il documento al voto della conferenza dei sindaci

L’avvocato Rino Tortorelli

L’avvocato Rino Tortorelli

Sarzana, 7 dicembre 2022 - Nubi all’orizzonte per l’ospedale San Bartolomeo di Sarzana, secondo quanto sostiene il Manifesto per la sanità locale sulla base del piano socio sanitario regionale. "Dispiace che la maggioranza in consiglio comunale di Sarzana non abbia accettato la nostra collaborazione nel tavolo tecnico sui servizi sanitari – scrive l’associazione –, riconoscendo però che quanto prevedevamo e denunciavamo di fronte alle 2 mila persone della grande manifestazione dello scorso anno si è puntualmente avverato con la conferma della chiusura di reparti e servizi del nostro ospedale. Forti del fatto che ci vediamo abbastanza lungo, avremmo spiegato alla maggioranza che guida Sarzana cosa potrebbe succedere in futuro se verrà approvato il nuovo piano socio sanitario regionale, che il sindaco Ponzanelli dovrà discutere, e approvare o meno, nella conferenza dei sindaci. Del pari potremmo spiegare, se mai volesse riceverci, al sindaco Peracchini cosa potrà succedere a Felettino ultimato".

Secondo il Manifesto "ci sono almeno due passaggi, nel nuovo Pssr, che confermano quanto temevamo". Innanzitutto i "sospetti sulla volontà di andare avanti con le direttive del decreto Balduzzi (che ci risulta mai applicato nel resto del Paese se non in alcuni punti e in determinate aree territoriali) che priverebbe il nostro comprensorio di molti reparti e servizi, in parte centralizzandoli a Genova e in parte accorpandoli con la Asl 4 in una operazione che, di fatto, dopo avere creato la superAsl Alisa concentrando tutte le decisioni a Genova e togliendole ai direttori generali, camuffa la riduzione delle Asl da 5 a 3 con la scusante della capienza dei bacini d’utenza che non vengono chiamate Asl, ma “nuove aree” di Levante, Centro e Ponente". Ma il peggio sembrerebbe destinato al san Bartolomeo "che viene identificato letteralmente come “ospedale di base distrettuale a forte integrazione con il territorio per le specialità presenti”, perdendo una delle mission principali che garantiscono le prestazioni chirurgiche e che era il “riferimento aziendale per le attività elettive”. Mission che, invece, viene mantenuta in almeno un ospedale di tutte le altre quattro Asl in cui, pure, si mantengono più di due ospedali attivi. Capiremo più avanti se questa perdita non andrà a vantaggio di strutture private".

Il Manifesto cita poi "la subdola dicitura con cui si anticipa l’avvio del nuovo ospedale del Felettino, se mai l’avremo, inserita nel progetto di costituzione delle 3 nuove aree: “A realizzazioni compiute dei nuovi ospedali si potrà valutare la possibilità di una nuova organizzazione sia a Ponente che a Levante che preveda la costituzione di due aziende sanitarie per ciascuna area, un’azienda socio sanitaria territoriale con funzioni di committenza e un’azienda ospedaliera unica per ciascuna area alla quale verranno aggregati gli attuali poli erogativi ospedalieri in funzione del fabbisogno specifico e della sostenibilità”. Ci par di capire che sarà molto difficile che il San Bartolomeo rientri nel fabbisogno e nella sostenibilità della nostra Asl quando avremo i 520 posti letto del Felettino. Oggi i due ospedali fanno insieme 430 posti, e già il personale è gravemente carente. Il nuovo Felettino porterà in dote agli spezzini 12 milioni all’anno di debiti a vantaggio del privato che lo costruirà, togliendoli dal bilancio Asl". Conclude la nota: "Tutti i provvedimenti presi fino ad ora portano verso la completa destrutturazione del san Bartolomeo come ospedale pubblico e a favorire interessi economici, contrari al diritto alla salute dei cittadini".