In coma per 37 anni, muore dopo aver visto il mare

La donna aveva trascorso gli ultimi giorni a Sarzana con il padre

Cristina Magrini insieme al padre

Cristina Magrini insieme al padre

Sarzana, 11 aprile 2019 - "Non l'ho vista morire, ma sapevo che non sarebbe tornata a casa. Cristina non mangiava più, si spegneva lentamente, un minuto dopo l’altro. Da un mese era all’ospedale. Alle due del pomeriggio l’assistente le ha fatto il bagno e le ha cambiato l’abito. È morta in ordine. Cosa provo? Era in coma dal 18 novembre 1981, 37 anni e 4 mesi fa, e per tutto quel tempo le sono stato accanto con un solo, piccolo desiderio: andarmene dopo di lei. L’ho realizzato a 86 anni, lei ne aveva 53".

La voce di sempre, stanca e rassegnata. Ma anche serena. Romano Magrini, con la morte all’ospedale Maggiore di Bologna dell’unica figlia che viveva in stato vegetativo, chiude la sua lunga missione di battaglie e speranze ogni volta rimandate e torna, con la mente, a un lontano giorno di pioggia fitta e sottile. «Era il 18 novembre 1981, Cristina aveva 15 anni, bravissima a scuola, bravissima in casa. Uscì per affrontare un’interrogazione. Dovemmo insistere perché non si sentiva preparata. Un ‘ciao’ sulla porta resta la sua ultima parola. Quasi un presagio, quel dubbio», ricorda.

Ed ecco l’autobus, le fermate in serie, il primo passo sulle strisce pedonali e forse lo sguardo verso la sagoma di un’auto in arrivo. Non vide altro, Cristina perché lo stridore di una lunga frenata la spinse in un cupo silenzio senza ritorno. Inutili i viaggi della speranza fino a mete lontane come gli Stati Uniti, inutili i consulti, inutili le promesse, inutili le proteste per l’indifferenza di una parte delle istituzioni. «Il peso di vicende come queste ricade solo sulle famiglie e se un giorno capirò di essere vicino alla fine porterò mia figlia con me», si sfogò Romano Magrini dopo la scomparsa della moglie Franca Gandolfi, nel ’92. Ma non mancarono gli aiuti e le iniziative di solidarietà. Nel 2012, a Bologna venne fondata l’associazione ‘Insieme per Cristina’ che continuerà a esistere per aiutare chi vive in stato vegetativo. Anche la nazionale cantanti, guidata da Gianni Morandi, scese in campo per la ragazza che riposava nel silenzio.

«Era bella, Cristina», sospira questo papà che si è sempre battuto per il diritto all’assistenza. Lei alta, lo sguardo attento e discreto sotto i capelli castano scuri e i modi educati, portava in giro un carattere allegro e solare e un simpatico accenno di balbuzie dovuto più alla timidezza che a un impercettibile difetto. Amava i burattini e i disegni. E aveva un grande sogno: diventare modellista. E bella era rimasta, Cristina anche dopo 37 anni di vita senza vita. Nessuna piaga, nessun segno di quell’interminabile vuoto nel limbo del coma. Solo la speranza se n’era andata da tempo nonostante i sacrifici del papà. «L’ho trasferita anche da Bologna a Sarzana per farle respirare il clima buono e l’aria di mare. In casa avevamo anche la palestra». E ora? «Mi sentivo utile, adesso non so».