Un’unica estenuante discussione sulla sanità ha monopolizzato il consiglio comunale di ieri pomeriggio. Più di tre ore dibattito che inizialmente e inaspettatamente si sono svolte in un clima disteso e collaborativo, hanno poi visto accalorare gli animi dei consiglieri. Nonostante la volontà espressa inizialmente dalla minoranza nella persona del consigliere Renzo Guccinelli di portare avanti una battaglia comuna a difesa della sanità pubblica locale e la collaborazione espressa per voce dei consiglieri Roberto Italiani e Massimo Battaglia che hanno riconosciuto che le tematiche contenute nella mozione dell’opposizione dovevano essere attenzionate a prevalere sono state, ancora una volta, le reciproche recriminazioni.
Tante le criticità sollevate da quasi tutti i consiglieri presenti all’assise con toni più o meno allarmistici a partire dal declino della sanità pubblica a livello nazionale ampiamente descritto dal consigliere Rosolino Vico Ricci nella sua esposizione. "La sanità pubblica è oggetto di tagli, risistemazioni e chiusure che non sono volontà dell’amministrazione, ma della Regione – ha affermato Stefano Cecati (FdI) –. L’indirizzo politico è quello di potenziare quelle aree più densamente popolate, potenziare Genova rispetto a Spezia. Difficile illudersi che si possa tornare ai livelli precedenti, possiamo però lottare affinché si mettano in risalto le necessità dei nostri comuni per garantire i servizi essenziali". "La situazione è drammatica – ha replicato Beatrice Casini (Pd) –. Da settembre 2021 marzo 2023 abbiamo perso 15 infermieri nella nostra Asl, e si è ricorso quindi prestazioni a gettone. Il livello dei servizi nel nostro ospedale è ai minimi storici e le liste d’attesa infinite portano i cittadini che possono farlo a rivolgersi al privati. Oggi un italiano su cinque rinuncia alle cure. In asl 5 ci vogliono 285 colonscopia e 174 per una mammografia. È normale attendere così tanto per delle prestazioni che potrebbero individuare due tra i tumori più diffusi?".
La critica della minoranza si è quindi concentata su due punti. Se da un lato infatti l’opposizione ha ritenuto troppo morbido nei confronti della regione l’atteggiamento del sindaco Cristina Ponzanelli, dall’altro ha insistito per voler veder riconosciuto nero su bianco il ruolo centrale dell’ospedale San Bartolomeo quale ospedale di elezione, non accontentandosi della definizione di ospedale di base. "Il dottor Cavagnaro ha già smentito qualsiasi ipotesi di privatizzazione e dismissione del San Bartolomeo – ha chiarito il consigliere Pizzuto (FdI) – ribadendo come la definizione di ospedale di elezione per Sarzana sarebbe stata riduttiva. La strategicità del nostro ospedale e del pronto soccorso è contenuta nel piano sociosanitario 2023-2025. Se c’è un momento in cui il servizi sanitari sono stati mantellati quello è il periodo che va dal 1995 al 2015, con la lampante chiusura di maternità nel 2010 e il trasferimento del Don Gnocchi a Spezia nel 2015".
Dopo il lungo dibattito il consiglio comunale ha approvato la sola mozione di maggioranza e rigettato quella presentata dai gruppi di opposizione.
Elena Sacchelli