Il disastro dell’Emilia "Un monito per Saliceti"

A scrivere una lettera aperta alla Regione Liguria il comitato tutela Ponzano. Il presidente Rolando: "Chiediamo a Genova un deciso ripensamento" . .

Il disastro dell’Emilia  "Un monito per Saliceti"

Il disastro dell’Emilia "Un monito per Saliceti"

La delibera appena approvata da Regione Liguria ha sollevato non pochi dubbi. In una terra che da sempre condivide gli spazi con i corsi d’acqua e combatte contro il rischio idraulico la possibilità concessa dalla giunta di costruire anche in aree a limitato rischio ha provocato lo stupore e preoccupazione nel ’Comitato di tutela di Ponzano e dintorni’ che da anni presta attenzione alle problematiche ambientali della zona: dalla collina della Brina a Saliceti.

La delibera della Regione è stata un motivo di riflessione da parte del presidente Giovanni Rolando che ha evidenziato la pericolosità del provvedimento. Per questo ha lanciato un appello sia a Regione Liguria che alle amministrazioni comunali. "Una delibera - spiega - che ha stravolto la legge che al contrario faceva divieto assoluto di edificare opere interessate dalle acque pubbliche come alvei, sponde e difese. Chiediamo per questo un deciso ripensamento che sia un segnale di rispetto per il nostro territorio e per chi lo abita". Il pensiero del Comitato è andato immediatamente a Saliceti, area tra Vezzano Ligure e Santo Stefano Magra dove è prevista la realizzazione dell’impianto biodigestore dei rifiuti. "Questa è la nostra preoccupazione - continua - perchè questo insediamento sarà costruito in una zona che mostra un’alta fragilità in ordine di vicinanza al fiume Magra e alle falde acquifere che riforniscono gran parte della Provincia spezzina e non dimentichiamoci che quel tratto è già stato al centro di una esondazione. L’impianto che per noi è un ecomostro sarà di un tonnellaggio sproporzionato in un’area alluvionabile come riporta l’Autorità di Bacino in uno studio effettuato nel 1998".

I fatti dell’Emilia Romagna hanno nuovamente evidenziato come la natura stia reagendo alla mano dell’uomo. Il cambiamento climatico è indubbio ma la responsabilità delle azioni edificatorie è altrettanto forte. "Le acque – conclude – non si possono costringere e prima o poi i fiumi si riprendono ciò che hanno sacrificato con la nostra espansione urbana. Quello che è accaduto nella vicina Emilia Romagna ci fa riflettere su come sia vitale ripensare alla salvaguardia del territorio. Ci sono zone che dovrebbero essere utilizzate esclusivamente come casse di espansione proprio per consentire a fiumi e torrenti di espandersi in caso di piena".

m.m.