ANGELA LOMBARDO
Cronaca

Da Marcel Duchamp a Rose Sélavy. Il doppio maschile-femminile per raccontare il grande artista

Fluida, essenziale, pulita: un plauso all’intervista performativa portata in scena da Toni Garbini

Fluida, essenziale, pulita: un plauso all’intervista performativa portata in scena da Toni Garbini

Fluida, essenziale, pulita: un plauso all’intervista performativa portata in scena da Toni Garbini

"Siamo nel 1961 e, tra qualche mese, lei compirà ottant’anni. Il suo primo viaggio negli Stati Uniti lo fece nel 1915, più di mezzo secolo fa. Quando guarda indietro, qual è il suo primo motivo di soddisfazione?". Inizia così “Foglia di Vite Femmina”, intervista performativa a Marcel Duchamp. L’ultimo lavoro di Toni Garbini, drammaturgo, regista e attore teatrale, portato in scena domenica scorsa in una prova aperta alla galleria d’arte contemporanea Cardelli e Fontana di Sarzana, cornice che non poteva essere più appropriata. "Ho sempre considerato Duchamp - spiega Garbini - un punto di snodo centrale, fondamentale per capire l’arte contemporanea. Non solo nel campo delle arti figurative ma anche in quello delle arti performative teatrali come il mio". È nata da qui l’idea di dedicare una performance all’artista francese.

Di ampia ed eterogenea produzione artistica, Marcel Duchamp ha vissuto tra Parigi, Buenos Aires e New York tra il 1887 e il 1968. È considerato uno degli artisti più innovativi e influenti del Novecento e padre dell’arte contemporanea. Nella sua lunga attività ha attraversato diverse correnti artistiche, dal cubismo al fauvismo, al dadaismo, al surrealismo. Fino a ideare il ready-made, arte che eleva a opere oggetti di uso comune. È il doppio maschile-femminile lo stile narrativo scelto da Garbini per questo suo lavoro. Si ritrova nel titolo “Foglia di Vite Femmina”, titolo di un’opera di Duchamp del 1950, parte della serie di lavori ricavati per impronta, in questo caso di un pube femminile. Si ritrova nella figura dell’intervistato, quel Duchamp che a un certo punto della vita decide di mutare identità in maniera radicale cambiando genere e diventando Rose Sélavy, magistralmente interpretata dalla giovane attrice spezzina Laura Martinelli, uno dei tre pseudonimi, alter ego con cui l’artista firmò alcune sue opere. Un gioco molto caro a Duchamp che Garbini ha voluto riproporre dando all’intervistato aspetto e abiti femminili ma facendolo parlare di sé sempre al maschile. E si ritrova ancora nell’abbigliamento dell’intervistata che indossa l’abito de “La sposa messa a nudo dai suoi celibi”, l’opera più famosa di Duchamp meglio nota come “Il grande vetro”, iniziata nel 1915 e lasciata definitivamente incompiuta nel 1923.

Con queste scelte stilistiche e narrative, non semplicissime da cogliere per chi non conosce Duchamp, la performance parte e si sviluppa. Fluida, essenziale, pulita. Quarantacinque minuti in cui, in un dialogo serrato tra intervistatore e intervistato, Duchamp racconta e si racconta. A tutto campo, senza veli. Racconta cosa sono per lui la vita, la famiglia, la politica, l’arte, il lavoro, il suo rapporto conflittuale con gli artisti e quello più gioioso con gli scacchisti che lo portò a dire: "Sono giunto alla conclusione che non tutti gli artisti sono degli scacchisti ma tutti gli scacchisti sono degli artisti". E spiega perché le convenzioni sociali vadano dissacrate, destrutturate, in nome della libertà di vivere e creare. Arrivando persino a dichiarare di aver smesso di produrre perché "l’arte è un respiro, una brezza continua che non può essere fermata" e di essere approdato al ready made e all’assemblaggio perché "non c’è più opera ma solamente la scelta di qualcosa di già esistente basata su una profonda messa in discussione radicale del gusto". Una prova aperta che, a giudicare dall’accoglienza del pubblico, si può dire superata con successo.

E adesso? "Penso che la performance - spiega Garbini - abbia un alto valore didattico e informativo. La nostra ambizione è quella di proporlo ai teatri ma soprattutto alle accademie, agli istituti d’arte, alle gallerie, ai musei. Ci piacerebbe molto portarla al Camec di Spezia. Stiamo cercando un’interlocuzione con il Comune. Fino ad ora non ci siamo riusciti ma siamo fiduciosi". Il progetto fa parte della rassegna Smaschera 25, selezionata dal Comune di Sarzana tra quelli presentati alla Call for ideas, che comprende diverse attività dell’Aps Teatro Ocra sul territorio, dagli spettacoli teatrali ai laboratori con i disabili.

Alina Lombardo