
di Elena Sacchelli
La passione per la danza contemporanea e la volontà, o meglio la necessità, di portare in scena i problemi che caratterizzano la società di oggi. Fabio Crestale, danzatore, coreografo e dal 2011 direttore della compagnia IFunamboli, poco prima di mettersi in viaggio da Parigi – dove vive e lavora vent’anni – per raggiungere gli Impavidi a Sarzana, ci ha raccontato cosa aspettarsi da De Homine, uno dei suoi ultimi lavori più apprezzati che proprio questo sabato andrà in scena in città (appuntamento alle 20.30 nell’ambito della stagione danza del Teatro).
"De Homine è uno dei miei lavori a cui tengo di più – ci ha spiegato Fabio Crestale – che parla dell’omofobia, del bullismo e delle loro contraddizioni. I quattro danzatori, estremamente diversi l’uno dall’altro per fisionomia, fisicità ed espressività, dovranno riprodurre le dinamiche e anche ripensamenti interiori, tipici di coloro che, con il loro agire, esercitano delle discriminazioni". La differenza tra i quattro danzatori che saranno i protagonisti dello spettacolo è una scelta voluta e l’obiettivo è proprio quello consentire al pubblico ad immedesimarsi in chi si riconosce di più.
Fabio, De Homine parla di tematiche importanti e delicate. La decisione di affrontarle nello spettacolo è una scelta legittima o ci sono dei riferimenti al tuo vissuto?
"Entrambe le cose. Quarant’anni fa, quando ho deciso di approcciarmi alla danza, sono stato più volte schernito. Negli anni ‘80 un bambino che ballava non era visto di buon occhio e posso dire di essere stato vittima di bullismo. Il bullismo c’è sempre stato e c’è ancora, più che mai con la rete, e nelle persone più fragili può portare all’irreparabile. Provare a sensibilizzare attraverso il mio lavoro più persone possibili credo sia la cosa giusta da fare".
Questo non è l’unico spettacolo che hai prodotto che ha una forte valenza sociale, giusto?
"Sì, prossimamente andremo in scena con Outdoor Our Revolution, uno spettacolo forte che parla dei condizionamenti della società, profondamente legati alla rete e ai social. La riproposizione di determinati modelli da seguire, spinge le persone a omologarsi e a reprimere la propria personalità".
Sappiamo che in Francia hai riscosso sin da subito molto successo. Come sono andate le cose negli ultimi anni?
"Qui prima di dedicarmi alla coreografia ho lavorato in tantissimi posti, come a L’Opera di Parigi. Nel 2011 sono riuscito a fondare IFunamboli e il riscontro del pubblico è stato molto positivo. Chiaramente il 2020 e il 2021 sono state annate difficili per il nostro settore che necessita del contatto del pubblico per esistere. Ad eccezione di quella dura lunga parentesi che fortunatamente ci siamo lasciati alla spalle devo dire che il lavoro è andato in continuo crescendo".
Cosa ti porta a Sarzana? E soprattutto pensi in futuro di ritornare in Italia?
"Lo scorso anno ho partecipato a uno stage in cui ho conosciuto la famiglia degli Scarti. C’è stata subito affinità e Annita mi aveva detto che avrebbe voluto realizzare una stagione di Danza, quando poi l’idea si è concretizzata ho chiaramente accettato e sono felice di poterne prendere parte. In Italia sicuramente tornerò, ho in programma una tappa a Padova, ma amo Parigi e ho trovato qui il mio posto felice".