Biffoni, ora gli ultras fanno quadrato. «L’unico che difende i nostri colori»

I tifosi con il sindaco dopo le frasi in chat: ‘Ha sfidato Toccafondi’

I tifosi del Prato festeggiano al Lungobisenzio dopo una vittoria  nel campionato di Serie C. Oggi la squadra arranca tra i dilettanti

I tifosi del Prato festeggiano al Lungobisenzio dopo una vittoria nel campionato di Serie C. Oggi la squadra arranca tra i dilettanti

Prato, 16 ottobre 2018 - «La colpa di un sindaco è quella di aver svolto il suo dovere di tutela e salvaguardia quando i suoi predecessori avevano preferito girarsi dall’altra parte? La colpa di un’amministrazione è quella di aver avuto il coraggio di andar contro a persone alle quali è stato permesso tutto per decenni? Noi restiamo con Biffoni e col Comune». Dopo mesi di silenzio, la Curva Ferrovia Matteo Ventisette torna a far sentire forte la sua voce. E lo fa confermando il sostegno al sindaco, nella querelle che lo vede contrapposto al patron del Prato, Paolo Toccafondi.

«Non esistono gruppi ultras sull’applicazione WhatsApp nè su altri canali social. L’unica concessione alle moderne tecnologie è la pagina Facebook Direttivo Curva Ferrovia Matteo Ventisette, che però serve solo come raccordo e come condivisione pubblica di iniziative» spiegano in un comunicato gli ultras biancazzurri facendo riferimento alle conversazioni acquisite dalla Procura che contesta al sindaco il reato di abuso d’ufficio. Dopo la doverosa precisazione il comunicato prosegue, toccando l’argomento chat che ha visto implicato proprio Biffoni: «Ognuno è libero di partecipare a qualsiasi tipo di gruppo o conversazione tra amici. Indipendentemente dal nome utilizzato dal gruppo preso in considerazione e finito sul giornale trattasi, anche in questo caso, di gruppo formato da amici che hanno in comune la passione per l’Ac Prato – si legge nel comunicato – ma al suo interno vi sono anche ex calciatori, ex dirigenti e quant’altro. Lo stesso sindaco crediamo ne faccia parte da quando era un semplice tifoso e non il massimo esponente delle istituzioni cittadine». Poi una tirata di orecchi alla procura: «Siamo al punto di intercettare le conversazioni tra amici? E per quale scopo? E per quale ipotesi di reato? E con quale autorizzazione? – si chiedono i tifosi –. Tutto nasce da un’esposto del presidente dell’Ac Prato,il quale, forse, dovrebbe far prima chiarezza con se stesso. Non eravamo 10 mocciosi unti dal signore? Non eravamo la minoranza? Non eravamo i soliti noti contestatori a prescindere al cospetto di una intera città a favore?». Poi la conclusione:

«La nostra posizione non si sposta di un millimetro. Continuiamo sostenere le scelte del sindaco e dell’amministrazione che agiscono e hanno agito nel totale interesse dei cittadini e della città – sottolinea il direttivo –. Qui abbiamo un presidente di una società privata che indebitamente porta il nome Prato e che, illecitamente, con quel nome svolge la propria attività imprenditoriale, perseguendo esclusivamente il proprio profitto. Fino ad oggi, nessuno aveva scoperchiato il pentolone. La soluzione a questa bagarre è una sola e coincide con la restituzione ai pratesi di una propria squadra, visto che al momento siamo una città senza una squadra che la rappresenta».