
Foto di gruppo per Mit, Clotilde e Mani
Milano, 22 settembre 2015 - Unire le forze e le menti per mettere in mostra tutta la propria creatività. Chiamatela sinergia, se vi pare. Per noi è una bella miscela quella che porta in questi giorni tre giovani ed esplosivi marchi toscani nelle strade di Milano. Si tratta di M.i.t., Clotilde e Mani: nell'ordine, scarpe, abiti e ceramica.
Andiamo per ordine: M.i.t. rimanda a Mantellassi, un nome di Prato che nel calzaturiero non ha bisogno di presentazioni. Decenni di solida fama costruita sulla qualità non hanno impedito alla nuova generazione, quella dei fratelli Duccio e Matteo Mantellassi, di puntare anche su una linea tutta Made in Tuscany (da qui l'acronimo), innovativa nel design, nei materiali e nei trattamenti. Clotilde guarda invece ad Agliana e riconduce a Silvia Bartolini e Costanza Turchi, stiliste. Più che abiti, per citare loro stesse, producono "idee di stoffa da mettere addosso". Primi fra tutti gli "abiti trasformisti", che si possono indossare in molti modi a seconda dell'estro di chi li porta (ma Silvia e Costanza si premurano di suggerire nelle etichette le possibili varianti). E infine Mani, cioè Britta Herrmann, tedesca ma ormai anche toscana, designer ormai celebre per i suoi vasi di ceramica realizzati a Montelupo. Colori vibranti e profumi della natura, questi secondo lei i principi ispiratori che l'hanno portata in Toscana per continuare una personale ricerca sull'artigianato e che ha ormai raggiunto vette davvero interessanti.
Tre nomi giovani ma di qualità altissima che hanno avuto un'idea brillante: uno showroom che è anche temporary shop aperto da oggi e fino al 28 settembre a Milano, in via Tortona. Giorni non casuali: dal 26 al 28, infatti, si terrà nella stessa strada il White, sorta di vetrina della moda contemporary, che punta a stilisti e designer giovani e creativi. Perfetta simbiosi, quindi, e vetrina ideale per mettere in mostra le proprie creazioni fatte in Toscana, in una strada e in una settimana segnate da un'effervescenza fra moda e cultura quasi londinese.
Luca Boldrini