L’emozione di Xu per il vaccino appena fatto. "Selezione rigidissima, così l’ho superata"

E’ tornata a Prato dopo 8 mesi in Cina, dove è entrata nella sperimentazione anti -Covid: "Ma ho dovuto rimuovere il mio post su TikTok"

Vaccino anti-Covid (Ansa)

Vaccino anti-Covid (Ansa)

Prato, 5 dicembre 2020 - «Dopo aver fatto il vaccino contro il Covid-19 ho voluto condividere tutta la mia feicità attraverso un video su TikTok, ma da più parti mi hanno chiesto di rimuoverlo", racconta in questa intervista Xu, giovane mamma cinese residente a Prato, tornata in città da qualche giorno dopo essersi vaccinata. "Il governo cinese non vuole che si diffonda l’idea che in Cina il vaccino sia già disponibile per tutti - spiega - Il processo è in una fase ancora sperimentale e non sono tanti i cinesi che possono vaccinarsi". E soprattutto - cosa molto importante da specificare - le dosi non sono ancora sul mercato. Ma andiamo con ordine. Xu è nata in Cina nel 1992 e da dieci anni vive a Prato. È sposata e ha un bambino che è rimasto a Wenzhou con i parenti. "Quando questo incubo sarà finito - dice - lo andremo a riprendere".  

Quando ha deciso di fare il vaccino era qui a Prato? "No, quando ho capito che era possibile farsi un vaccino contro il Covid-19 ero già in Cina. Sono partita circa otto mesi fa, agli albori della prima ondata in Italia. L’ho fatto soprattutto per mio figlio, perché non volevo che perdesse l’anno scolastico. Come tanti miei connazionali avevo già deciso di non mandare mio figlio a scuola qui a Prato per paura del virus. In Cina, per mille ragioni, ci sentivamo più sicuri e siamo partiti"  

È stato semplice fare il vaccino? "La procedura in Cina non è complicata, quando c’è la disponibilità delle dosi. Però è bene precisare una cosa: il vaccino non lo possono fare tutti e non è assolutamente sul mercato. Raccontare che i cinesi si stanno vaccinando in massa è sbagliato e pericoloso"  

Perché? "Perché non è vero e rischia di passare un messaggio fuorviante. Non è giusto creare false aspettative alle persone in questo momento così difficile. Il vaccino in Cina viene somministrato a una platea scrupolosamente selezionata attraverso criteri molto rigidi"  

Chi ha diritto a vaccinarsi? "Innanzitutto c’è un criterio che riguarda l’età. Le persone che possono vaccinarsi devono essere tra i 18 e i 59 anni. Vengono esclusi gli anziani e i giovanissimi. Questo perché il vaccino è ancora in una fase sperimentale e può presentare controindicazioni, soprattutto per le persone più fragili. Infatti per fare questo vaccino la cartella clinica del richiedente deve essere praticamente perfetta".  

Bastano questi requisiti? "No, assolutamente. I comuni cittadini non vengono inseriti nelle graduatorie per la somministrazione. Per poter avere un vaccino bisogna appartenere a categorie sociali e professionali precise: medici, infermieri, personale doganale, amministratori di quartiere, dipendenti pubblici e coloro che svolgono attività di tipo sociale ed educativo. E in alcune circostanze anche i cinesi d’oltremare, come me. Ma non in tutte le zone del paese"  

E lei come ha fatto? "Io in quanto cinese che risiede e lavora all’estero ho questo diritto. Sono andata nel mio quartiere per iscrivermi alle liste d’attesa nel mese di settembre e la prima dose l’ho fatta il 20 d’ottobre. Il richiamo esattamente un mese dopo"  

Quindi qualunque cinese residente all’estero potrebbe tornare in patria a fare il vaccino? "È esattamente quello che il governo di Pechino sta cerando di scongiurare e sinceramente non vedo questa corsa dei cinesi di Prato verso la Cina per farsi il vaccino. Per prima cosa un viaggio per tornare in patria è molto costoso. In secondo luogo partire oggi dall’Italia per andare in Cina non è semplice per via delle restrizioni molto rigide sulla mobilità. Tra la quarantena all’arrivo, la lista d’attesa - fermo restando la disponibilità del vaccino nella città in cui si è diretti - e le due eventuali somministrazioni, servono più di due mesi di permanenza nel paese. E a potersi permettere un impegno di questo tipo sono davvero pochissimi".  

Se lei non fosse stata in Cina sarebbe partita per vaccinarsi? "Non credo, sarebbe stato troppo oneroso da tutti i punti di vista. Mi sono vaccinata, consapevole che la somministrazione sia ancora sperimentale, solo perché c’era questa possibilità e perché ero in Cina. La maggior parte dei cinesi di Prato, tra cui anche la mia famiglia, non si sognerebbe mai di partire per farsi il vaccino. La comunità cinese di Prato attende come tutti che il vaccino definitivo arrivi anche qui e intanto continua ad osservare le regole per contenere l’aumento dei contagi"  

Si è sentita sicura a fare un vaccino ancora in fase sperimentale? Ha avuto effetti collaterali? "Sì, mi sono sentita sicura. Dai dati che vengono forniti al momento della somministrazione non emergono particolari effetti collaterali e quindi ho colto questa opportunità. Certo, al momento in cui fai la richiesta di vaccinazione ci sono dei fogli che devi firmare, in cui viene messa a conoscenza del fatto che si tratta di un preparato ancora in fase sperimentale. Lo stato su questo è molto chiaro. Ma io l’ho fatto e oggi sto bene".