WALTER BERNARDI *
Cronaca

Un giardino per i "balii" Così Galceti ricorda Eugenia e Milziade In memoria di Curzio

Domani l’intitolazione a cura dell’Associazione Malaparte nel mondo insieme al Comune. Bonifici anche dall’estero per finanziare gli arredi. Una bella storia da raccontare di nuovo, anche con le parole di Kurt. .

Un giardino per i "balii" Così Galceti ricorda Eugenia e Milziade In memoria di Curzio

di Walter Bernardi *

Domani alle 11 il Comune e l’Associazione Curzio Malaparte pratese nel mondo procederanno all’intitolazione del Giardino di Galceti di via Lungo la Bardena ai "balii" di Curtino, Eugenia Grassi e Milziade Baldi, in presenza del sindaco Biffoni. A questo punto, noi di Galceti possiamo vantare tre toponimi malapartiani, proprio in vista dello Spazzavento: via Malaparte, il Giardino dei "balii", la Grotta Malaparte. A raccontare la bella storia di Curzio, Eugenia e Milziade, un pannello realizzato dall’associazione grazie a una raccolta fondi che ha visto arrivare bonifici anche dall’estero, a riprova del fascino che il nostro "maledetto pratese" continua ad esercitare nel mondo. Una storia che è sempre un piacere raccontare: eccola.

Nata a Prato l’11 febbraio 1873, Eugenia Grassi aveva sposato alla metà degli anni ’90 del secolo Milziade Baldi, dal quale aveva avuto cinque figli. La primogenita, Ofelia, era nata nel 1896; due anni dopo era nato un maschietto, subito deceduto, ragione per cui i coniugi avevano deciso di istituire un baliatico, come si usava a quei tempi. Destino aveva voluto che si trattasse del piccolo Kurt Erich Suckert, il futuro scrittore Curzio Malaparte, che era nato in via Magnolfi il 9 giugno 1898. Il piccolo Curtino, come veniva chiamato in famiglia, sarebbe rimasto fino all’età di sei anni nella casa dei Baldi, fuori Porta Santa Trinita, e anche successivamente durante gli anni di scuola al Collegio Cicognini, quando la famiglia Suckert si era trasferita prima in Piemonte e poi a Milano. Malaparte avrebbe sempre rivendicato con orgoglio di essere un Baldi anche lui, perché, avrebbe scritto in uno dei suoi racconti, "il latte delle balie si muta in sangue nelle vene dei poppanti". Nelle sue lettere chiamava sempre Eugenia e Milziade "mamma e babbo", e in una foto si legge questa dedica: "A Eugenia e a Milziade Baldi che mi hanno allevato come un loro figlio con tutto il mio affetto di figlio". Nell’altra dedica di una foto destinata alla figlia primogenita dei Baldi si legge: "All’Ofelia, mia sorella più che di latte". Quando Eugenia era caduta in una grave malattia, Malaparte non aveva mai fatto mancare il proprio affetto. Eugenia era morta il 29 aprile 1937 e lui aveva scritto di proprio pugno l’epigrafe della tomba nel Cimitero della Misericordia di Prato: "madre veramente esemplare", l’aveva definita, sicuro che sarebbe tornata "serena a Dio nella immortale felicità del cielo", così come era sempre vissuta "nell’amore della famiglia e del suo cuore".

Miliziade era nato a Grignano da una famiglia contadina il 24 settembre 1869. Fin da giovane aveva cominciato a fare il meccanico nella fabbrica tessile Campolmi, uno dei primi lanifici a ciclo completo della città. Ma ben presto aveva impiantato una propria officina casalinga appena fuori le mura, all’angolo tra via Arcangeli e via Pomeria, di fronte a quello che sarebbe diventato negli anni ’30 l’Arco di via Frascati. "Per cinquant’anni – avrebbe ricordato Curzio – ha arroventato, battuto, piegato, limato, tornito piani di ghisa, sbarre di ferro, lastre di zinco, nel suo nero antro davanti alla Pubblica Assistenza: la sua bottega era dentro le mura, ma in cinquant’anni non si è mai deciso a metter casa in città. È sempre rimasto fuor di porta, prima al Soccorso, poi fuor di Porta del Serraglio, poi fuori di Porta Santa Trinita". Intorno agli anni ’30, quando Malaparte era diventato direttore de La Stampa, Milziade aveva spostato la famiglia a Torino, trovando un buon impiego alla Fiat, ma poi era tornato a Prato ed aveva lavorato fino alla fine con Alessandro Suckert, fratello di Malaparte, nella sua officina di piazza Mercatale che vendeva accessori tessili. Nel libro "Fughe in prigione" Malaparte ha dedicato un intero capitolo a Milziade: "Gli volevo bene come a mio padre, e lui certo mi voleva più bene che ai suoi quattro figliuoli. Era geloso di tutti, perfino dell’Eugenia, e scommetto che soffriva quando quella cara donna, che è stata per me come una seconda madre, mi dava il latte. Doveva maledire il destino, per non averlo fatto nascere con un florido seno". In un memorabile giorno del maggio 1913 in Palazzo Comunale, il brillante studente del Cicognini Kurt Suckert aveva salutato Sem Benelli con un’ode di sua composizione.

Scrive ancora Malaparte: "Avevo tredici anni, Sem Benelli, pratese come me, aveva promesso di venire a Prato per assistere a una rappresentazione della Cena delle beffe, e il Comitato cittadino, costituitosi per promuovere pubbliche onoranze al poeta, mi aveva scelto per porgere al Benelli il saluto della gioventù studiosa del Cicognini: un saluto in versi, s’intende". Alla fine dell’esibizione, "un uragano d’urli e d’applausi" si era levato nella sala, quand’ecco che, "a un tratto, con un grido altissimo, un uomo dalle spalle enormi, dalla gran faccia paonazza, dai baffi spioventi, dai capelli arruffati, balzò in mezzo alla folla come spinto da una catapulta, levò le braccia, mandò fuori una voce tonante: l’ho allattato io! L’ho allattato io!". Da quel giorno Milziade era diventato per tutti "il balio". Il 19 luglio 1957, la data fatidica della morte di Malaparte, Milziade era stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica. Appena una settimana più tardi, il 31 luglio, dopo aver salutato in Comune il feretro del proprio "figlioccio", anche Milziade era morto. Riposa insieme alla moglie Eugenia nel Cimitero della Misericordia.

Adesso, grazie all’intitolazione del Giardino di Galceti, Prato ricorda la memoria di due pratesi autentici che possono così rivolgere lo sguardo più da vicino verso il loro "figlioccio" che riposa lassù, a vista d’occhio, in cima allo Spazzavento.

* Storico e "malapartiano"