La mail è arrivata dal mittente "assistenza Paypal" con oggetto "chiusura conto Paypal" e indirizzata proprio alla signora titolare del conto e le annunciava l’imminente telefonata di un operatore per verificare l’account in quanto c’era un sospetto uso fraudolento.
La signora Manuela, che chiameremo così per non renderla riconoscibile, è caduta in una truffa telematica ben orchestrata. Anche Paypal è parte lesa e non ha resposabilità. Ma la donna non aveva mai ricevuto un messaggio di questo tenore e si è spaventata, tanto da rispondere. Così è cominciato il raggiro che le ha spillato 32.000 euro e altri 20.000 euro presi a prestito in banca. Nel testo della mail però c’erano i tipici errori di un italiano non corretto che compaiono nelle pagine fake. Manuela, 70 anni, vedova, vive a Carmignano con le figlie e sa usare bene il computer e lo smartphone.
"La mail – racconta – è arrivata il 26 settembre, mi accusavano di aver fatto un acquisto senza copertura sul conto Paypal e che sarei stata multata di 5mila euro per tentata frode ai danni del servizio. Ho versato i primi 5mila euro ed è cominciato un giro di mail e telefonate per le quali ho fatto ben 9 bonifici per un totale di 32.000 euro. Stando a questi funzionari il debito però era salito e sarei stata oggetto di una denuncia penale. Sono entrata nella confusione più totale anche perché hanno chiesto nella causale di scrivere spese per mobilio, tv e avevamo sostenuto queste spese per la ristrutturazione della casa".
Manuela è stata oggetto dal 26 settembre al 10 ottobre di un martellamento continuo di mail e telefonate e non ha detto nulla alle figlie per non farle preoccupare. I truffatori l’hanno convinta persino a prendere due prestiti da 10mila euro ciascuno in banca e farli inviare su due conti diversi e qui emerge un’altra stranezza: la banca ha concesso i prestiti allo sportello senza chiedere alla donna la documentazione che normalmente va presentata (modello 730, copia busta paga o pensione). A quel punto le figlie si sono accorte del raggiro e sono andate dai carabinieri. Con la denuncia c’è stato poi il passaggio alla Polizia postale a Firenze.
"La Polizia postale – aggiunge Manuela – mi ha detto che sarà la Procura della Repubblica di Prato a valutare se aprire l’inchiesta. Ho sempre sentito in televisione, letto sui giornali di questi raggiri attraverso messaggi e pagine fake e pensavo non ci sarei mai cascata". Manuela e le figlie adesso chiederanno aiuto alla Confconsumatori per vedere quali margini ci sono per recuperare qualcosa.
M. Serena Quercioli