Imprese in ginocchio, tasse eccessive. «Lavoriamo sette mesi per le imposte»

Piccole e medie aziende pratesi: al fisco va il 59.2% del reddito

Difficile stare sul mercato con una pressione fiscale che sfiora il 60%: l’allarme della Cna Foto Attalmi

Difficile stare sul mercato con una pressione fiscale che sfiora il 60%: l’allarme della Cna Foto Attalmi

Prato, 4 agosto 2018 - A Prato le piccole e medie imprese devolvono al fisco il 59,2% del loro reddito totale. Se si considera la media nazionale, salita al 61,4%, evidentemente c’è anche chi sta peggio, visto che la nostra città si trova in 49esima posizione nella speciale classifica che emerge dai dati contenuti, a livello italiano, nell’osservatorio «Comune che vai, fisco che trovi» di Cna, giunto ormai alla quinta edizione. Ne è un esempio la vicina Pistoia, che si trova al 39esimo posto con il 59,6% dei redditi delle piccole e medie imprese utilizzati per imposte varie.

La sostanza non cambia. Dopo 215 giorni in cui lavorano solo per pagare le tasse, dal 3 al 5 agosto le imprese di Cna Toscana Centro possono iniziare a produrre reddito per se stesse. Il «tax free day», il giorno della liberazione dalle tasse, è frutto dell’indagine dell’osservatorio fiscale Cna che calcola in 137 comuni italiani, la data fino alla quale gli imprenditori devono lavorare, tutti gli anni, per produrre il reddito necessario ad assolvere agli obblighi fiscali e contributivi.

«Lo scorso anno i dati dell’osservatorio per Prato e Pistoia parlavano di tax free day dal 2 e 4 agosto. La pressione fiscale media sulla piccola impresa continua ad aumentare – commenta Elena Calabria, presidente di Cna Toscana Centro –. Per più di 7 mesi le aziende non hanno potuto acquisire reddito. Solo a ridosso dalle ferie estive le piccole imprese possono cominciare a concentrarsi sui propri introiti e sulla propria sopravvivenza». Il ‘salasso’, che negli ultimi anni non ha dato segnali di miglioramento, anzi tutt’altro, è frutto della simulazione effettuata dall’osservatorio politiche fiscali Cna su un campione di azienda-tipo italiana, con un laboratorio e un impiegato, 4 operai come addetti e 50mila euro di reddito d’impresa.

«Stando a questa simulazione possiamo quantificare che nelle nostre due province, tra tassazione nazionale (Irpef, contributi ecc.), regionale e comunale – prosegue Calabria – le imprese di questa tipologia verseranno quasi 30mila euro in imposte, e resteranno con un reddito di impresa a fine anno pari a poco più di 20mila euro, vale a dire circa 1.600 euro al mese, una cifra irrisoria e assolutamente insufficiente a consolidarsi e ad investire sulla propria attività».

Cna per iniziare a risolvere il problema ha una ricetta: mettere insieme l’aumento della franchigia Irap dagli attuali 13mila a 30mila euro, l’adozione dell’Iri, la detassazione Tari sulle superfici produttive e la totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali, e far calare l’imposizioe fiscale al 53,5%.

«Non una soluzione definitiva, ma una salutare boccata d’ossigeno per le imprese – conclude Calabria –. E’ inoltre necessario introdurre la flat tax in modo progressivo, secondo un piano che preveda la riduzione delle aliquote Irpef ed elimini la discriminazione operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali. Solo attraverso una seria politica di riduzione della pressione fiscale, potremmo finalmente cominciare a parlare di ripresa economica, di investimenti e di ripresa dell’occupazione».

L.M.