
Svelato il caso Perrella . Ecco la transazione: "Ma i tempi non tornano"
Centomila euro, oltre 20.000 per le spese legali. Una cifra del tutto ragguardevole per chiudere la spinosa vicenda del licenziamento dell’ex direttrice del Pecci, Cristiana Perrella. Un accordo "segreto" (nemmeno più di tanto) che è stato raggiunto il 6 giugno scorso. In cambio Perrella si è impegnata a ritirare la denuncia per diffamazione per la quale il presidente della Fondazione per le Arti contemporanee Lorenzo Bini Smaghi era finito alla sbarra. Con quei centomila euro che la Fondazione si è impegnata a pagare in tranche (la prima è stata saldata a fine giugno) si è chiusa la doppia questione del licenziamento e della querela per diffamazione presentata dalla Perrella per le oramai "famose" frasi che riguardavano il suo lavoro al Pecci, dette dal presidente durante una delle commissioni controllo e garanzia in Comune. I rumors sull’accordo si rincorrono da giorni e le cifre pattuite erano più o meno già emerse. Ora sono ufficiali. A riportare l’attenzione sul caso è stato il consigliere comunale delle Lega Marco Curcio che da tempo aveva chiesto i verbali della Fondazione. Verbali che sono arrivati dopo l’insistenza del consigliere comunale.
"Bini Smaghi, durante la commissione del 17 luglio, ha dichiarato pubblicamente che la questione della controversia non si era ancora definita e che quindi non ne poteva parlare. Dagli atti emerge che le cose stavano in tutt’altro modo: il 6 giugno, 40 giorni prima, la conciliazione si era già conclusa. Si registra solo che Bini Smaghi, contravvenendo a un suo dovere, non ha voluto rendere noto all’organo di controllo, il Comune di Prato che finanzia con ingenti soldi pubblici la Fondazione, i termini dell’accordo", attacca Curcio che pone all’accento anche sul fatto che nella conciliazione della causa di lavoro è stato chiesto alla ex direttrice di ritirare la denuncia per diffamazione.
"La domanda che sorge spontanea è se la richiesta di ritirare la denuncia per diffamazione fosse necessaria per consentire a Perrella di ricevere quanto dovuto", aggiunge. E poi "l’amministrazione comunale aveva dato ’parere favorevole’ all’accordo, come emerge dai verbali del cda: segno inequivocabile del legame a doppio filo tra Bini Smaghi e il sindaco Biffoni e la sua giunta, che pare evidente fossero informati delle varie questioni che riguardavano il Pecci. I licenziamenti e il disavanzo di bilancio possibile siano una sorpresa? Invito il segretario del Pd a coordinarsi meglio con i propri assessori, invece di versare lacrime di coccodrillo all’ingresso del Pecci: scelte meno avventate non avrebbero causato il dissesto che ha dato l’occasione a Bini Smaghi di licenziare, oltre alla direttrice, anche due lavoratori".
Curcio ha presentato una mozione chiedendo al sindaco di non riconfermare Bini Smaghi alla presidenza del Fondazione, mentre sul ritiro dei licenziamenti ha commentato: "Prendiamo atto che la Regione corre ai ripari promettendo di versare 100mila euro, proprio la stessa cifra che il Museo ha versato alla ex direttrice, per riparare al danno fatto dalla Fondazione".