Da "scatolone vuoto" e mangiasoldi a centro vaccinale per l’emergenza sanitaria. E ora? Non è dato saperlo. E’ lunga la storia del capannone di via Galcianese comprato nel lontano 2005 dalla Provincia di Prato e riacquistato di recente dalla Regione nell’ambito del fallimento dell’ex "Creaf", il centro di ricerca del tessile mai nato. Un progetto ambizioso che in realtà non è mai decollato – nonostante i 13 anni di lavori e i 22 milioni di euro spesi – e che ha portato alla condanna, in primo grado, per bancarotta semplice dei due ultimi amministratori della società, Laura Calciolari e Luca Rinfreschi, e di due componenti del cda, Veronica Melani e Gianmarco Bocca. Il processo di primo grado è stato lungo e complesso, molto tecnico. Alla sbarra figuravano anche i due ex presidenti della Provincia, Lamberto Gestri e Matteo Biffoni, che sono stati assolti. La Procura, al termine di lunghe indagini, aveva chiesto il processo per tutti. Secondo le indagini, infatti, a partire dal 2011, era palese il "grave dissesto finanziario" della società Creaf e nonostante ciò si era continuato a portare avanti un progetto che non avrebbe mai visto la luce. A porre fine all’agonia fu nel 2017 il tribunale di Prato che dichiarò il fallimento dopo 13 anni dalla prima volta in cui qualcuno aveva cominciato a parlare di "Creaf".
CronacaStoria di un fallimento annunciato