REDAZIONE PRATO

Stipendi troppo bassi: "Non c’è un caso Prato. E’ solo un problema delle confezioni cinesi"

Il direttore di Confindustria critica la ricerca della Cisl sul distretto "Nelle imprese tessili italiane retribuzioni nella media nazionale".

Stipendi troppo bassi: "Non c’è un caso Prato. E’ solo un problema delle confezioni cinesi"

Stipendi troppo bassi: "Non c’è un caso Prato. E’ solo un problema delle confezioni cinesi"

I dati emersi dalla ricerca presentata e commissionata dalla Cisl Firenze-Prato sulle retribuzioni a Prato rischiano di essere pesantemente fuorvianti se non si operano le dovute distinzioni e analisi.

Troppo spesso chi si occupa di ricerche sull’economia pratese sembra dimenticarsi che in questa area abbiamo una realtà che, con queste caratteristiche e dimensioni, non ha eguali in Europa. Mi riferisco al manifatturiero cinese, per lo più del settore abbigliamento, imprese in cui la norma è costituita dai contratti part-time. Quanto appropriati e rispondenti all’effettivo carico di lavoro siano, in molti casi, questi contratti, è facile immaginarlo: ma comunque ufficialmente è così e sono questi i dati che finiscono nelle ricerche.

Se andiamo a vedere i numeri in maniera analitica, senza fare un mucchio indistinto di tutto il manifatturiero, constatiamo che nelle imprese tessili il part-time incide per il 22% del totale dei lavoratori, mentre nell’abbigliamento per il 71% del totale dei lavoratori.

Non sorprende quindi che le retribuzioni dei tessili ammontino in media a poco meno di 24.000 euro, in linea con il dato nazionale, contro gli 11.200 euro delle imprese di confezione, ben al di sotto della media nazionale.

Del resto i lavoratori dell’abbigliamento rappresentano quasi il 25% dei lavoratori dipendenti pratesi di tutti i settori, ma il loro monte retribuzioni supera di poco il 15% del totale generale. Inversa la situazione dei lavoratori del tessile: sono il 16% dei lavoratori pratesi e il loro monte retribuzioni supera il 21% del totale generale.

Le imprese tessili - può essere utile ricordarlo - sono in grandissima parte italiane (ma nel dato sono compresi anche dipendenti di imprese cinesi che hanno codice Ateco tessile e che verosimilmente abbassano anche leggermente il totale); le confezioni sono in larghissima maggioranza a titolarità cinese.

Non esiste un caso-Prato per le basse retribuzioni nel manifatturiero: esiste un caso-confezioni cinesi di Prato, per le retribuzioni e non solo per queste, ed è cosa risaputa.

Indubbiamente sul dato delle retribuzioni pratesi agiscono anche altri fattori fra cui le penalizzazioni, particolarmente forti per il settore moda, dovute al covid e alle misure assunte per contenere la pandemia dal 2020. Ma il nodo della distorsione dei dati è costituito dalle peculiarità delle imprese cinesi. Lanciare allarmi come quelli emersi martedì durante la presentazione della ricerca, che mischiano realtà radicalmente diverse, non fa bene al distretto. Non gli fa bene perché questo non corrisponde alla realtà e perché avalla un’immagine negativa di Prato che allontana gli investimenti e penalizza lo sviluppo. Come sindacati delle imprese e dei lavoratori, dovremmo avere attenzione e senso di responsabilità rispetto a questi temi.

Marcello Gozzi

direttore

Confindustria Toscana Nord