Roberto Baldi
Cronaca

"Sono orgoglioso di aver salvato tante vite"

Fiorello Sodi, l’inventore dell’autovelox: "Se ne parla anche nei fumetti di Topolino e sui francobolli cinesi. Adesso tocca ai miei figli"

Fiorello Sodi, commendatore al merito della repubblica, con tanto di telefonata del presidente Ciampi per congratulazioni, non fa più il conto delle sue intuizioni felici. Su tutte prevarrà sempre l’invenzione dell’autovelox, coscienza critica per taluni, artefice dei dolori automobilistici per altri.

Baciato in fronte dal destino: il 29 giugno 2009, il giorno della strage provocata dal treno a Viareggio, per puro caso Fiorello Sodi era a dormire nell’abitazione pratese di via Grassi, anziché nella villa di via Ponchielli, dove furono distrutte tutte le abitazioni e alcuni persero la vita.

Anche l’invenzione dell’autovelox fu per certi versi un’illuminazione che cambiò la vita al commendatore.

"Cominciai nell’aprile del 1964 – racconta – Proprio nel momento in cui mia moglie mi annunciava di essere incinta del nostro primo figlio Paolo, che dirige oggi l’azienda insieme al fratello Roberto (l’uno amministratore e l’altro direttore tecnico, ndr), riuscimmo ad affermare il brevetto che ci ha portato ai progressi attuali, con il complesso Sodi Scientifica in quel di Settimello-Calenzano ai piedi della collina. E’ poi diventato un riferimento all’avanguardia nella progettazione e produzione di sistemi per la rilevazione elettronica del traffico veicolare, di strumenti elettrodiagnostici e per la protezione ambientale. Coesiste oggi nella Sodi anche il settore di depurazione delle acque"

Da Prato-Calenzano l’autovelox ha conquistato tutto il mondo: Zapatero in Spagna lo decantò statistiche alla mano ("da quando c’è l’autovelox abbiamo risparmiato mille vite umane all’anno", dichiarò ai mass media); stesse entusiastiche considerazioni in Sud America, Stati Uniti, Canada, Perù e via di seguito, come si può leggere nel libro dato alle stampe anni fa, intitolato appunto "La storia dell’autovelox".

Da che cosa derivò l’intuizione? "La piccola azienda, nata nel fondo di un negozio in mezzo a mille difficoltà economiche, non si poteva permettere tecnologie complesse ed optò per un sistema con mezzi all’inizio elementari, rifacendosi all’esperienza delle cosiddette galene degli anni ’30, allorché colpendo la membrana di un auricolare, si produceva nell’altro auricolare un suono secco. Dal suono alla misurazione di velocità, dalla misurazione della velocità a un servizio... chiavi in mano con flash, software, sistema di allarme antivandalo, design esclusivo. La vita è questo: niente è facile, niente impossibile". Nessun senso di colpa verso gli aspiranti Hamilton? "No, perché il presupposto che mi ha ispirato è stato quello di salvare vite umane contro l’estasi proibita della velocità. Aver creato alle porte di Prato questo polo industriale che si irradia nel mondo, è motivo di legittimo compiacimento. Di autovelox si parla anche nei fumetti di Topolino e sui francobolli cinesi".

Alle soglie quasi dei 90 anni, Fiorello ha superato a piè pari anche l’epidemia coronavirus. Ha lasciato il bastone del comando ai figli per interessi che spaziano dal campo letterario, a quello fotografico e artistico in genere, fra un canto e l’altro della "Divina Commedia" recitati tutti d’un fiato.

"Dopo tanto correre, ho scoperto che coltivare spazi e silenzi è il miglior modo per fare scelte ponderate, tenendo conto che ai più importanti bivi della vita, per dirla con una frase rubata al controllo del traffico veicolare autovelox, non c’è nessuna segnaletica".