
Appello rinviato per Emiliano Laurini che ordinò il pestaggio della ex . Martina Mucci. Si dovrà aspettare la pronuncia della Corte costituzionale.
Processo di Appello rinviato in attesa di conoscere la decisione della Corte costituzionale sulla revisione delle pene per quanto riguarda il reato di "sfregio permanente". Si è aperto ed è stato subito rinviato al 29 settembre il processo di Appello che vede sul banco degli imputati Emiliano Laurini, Mattia Schininà e Kevin Mingoia, accusati di aver aggredito e sfregiato, mentre rincasava, Martina Mucci, cameriera pratese, la notte tra il 20 e 21 febbraio 2023. Il primo è l’ex fidanzato dalla ragazza, ex bodybuilder di 42 anni di Scandicci, individuato come il mandante del pestaggio e condannato in primo grado a 9 anni di reclusione (in rito abbreviato); Mingoia è ritenuto, insieme a un minorenne, l’esecutore materiale dell’aggressione (sei anni e 8 mesi di condanna in primo grado); Schininà è indicato come l’intermediario fra il mandante e gli esecutori (4 anni in primo grado). Il processo si è fermato su richiesta degli avvocati degli imputati che hanno chiesto ai giudici di Appello di attendere il pronunciamento della Consulta il 20 maggio. La Corte costituzionale è stata chiamata a esprimersi – su richiesta di alcuni avvocati che si occupano di casi simili – sul calcolo della pena per il reato di sfregio, che va da un minimo di otto anni a un massimo di 14. "Troppi" e "incostituzionali" secondo alcuni avvocati, "sproporzionati" e "irragionevoli" rispetto ad altri reati, come ad esempio il tentato omicidio, soprattutto in casi in cui lo sfregio ha creato danni minimi alle vittime.
Nel processo di primo grado le pene nei confronti di Laurini, Schininà e Mingoia sono state molto alte in quanto il giudice di Prato Marco Malerba aveva riconosciuto il reato di sfregio permanente al volto. Nelle motivazioni della sentenza il gup aveva definito la cicatrice riportata da Martina Mucci – a cui furono rotti anche alcuni denti – dopo l’aggressione come un segno "che crea sgradevolezza in chi la guarda, in mezzo al volto, fra il sorriso, gli occhi e il naso".
Adesso si dovrà capire se la Corte Costituzionale riterrà incostituzionale la pena comminata per il reato di sfregio permanente, soprattutto la pena base che parte dagli otto anni. Una differenza non da poco: se la pena base dovesse essere rivista al ribasso, i tre imputati potrebbero beneficiare di un bello sconto di pena.
Secondo quanto ricostruito dalle carte dell’inchiesta, Martina Mucci e Laurini avevano avuto una relazione turbolenta nei mesi precedenti al pestaggio. Lavoravano insieme in un pub di Prato: lei cameriera, lui buttafuori. Laurini pianificò l’aggressione contro l’ex. Avrebbe contattato Mingoia, tramite Schininà, e gli avrebbe ordinato di picchiarla in cambio di 400 euro. Mingoia, insieme a un minorenne, si recò sotto casa della donna alla Pietà. Intorno alle 2, Martina rincasò e mentre apriva il portone fu spinta nell’androne e picchiata a sangue. I due insistettero con particolare violenza sul volto e sui denti come se sapessero che la donna teneva molto a quella parte del corpo. La donna riportò la rottura dei denti, un occhio gonfio e una ferita profonda in mezzo al volto la cui cicatrice è ancora visibile. Fu la sessa Martina a indirizzare gli inquirenti nella direzione giusta parlando delle difficoltà con l’ex fidanzato.
"Sono traumi che non si dimenticano – ha detto ieri l’avvocato Costanza Malerba che insieme al collega Federico Febbo assistono la ragazza nel processo – Il contesto è quello di persone che si esprimono solo con la violenza".
Laura Natoli