"Sette esami per una spesa di almeno 600 euro E c’è anche il rischio di restare fermi per mesi"

Atleti professionisti e dilettanti messi sullo stesso piano: è l’ultimo problema da risolvere

Migration

Un atleta risultato positivo al virus e in procinto di rinnovare l’idoneità sportiva rischia, con gli sviluppi normativi attuali indotti dagli ultimi dpcm, di dover spendere più di 600 euro in esami medici e di dover attendere anche diversi mesi prima di riprendere l’attività. Tutti, indistintamente: dal professionista che punta alle Olimpiadi al dilettante, passando per i giovanissimi che gareggiano. Con ovvie ripercussioni sui bilanci delle famiglie dei tesserati e di conseguenza sulle società sportive. E’ l’aspetto sul quale pone l’accento Fausto Colombo, dirigente della Società Scherma Prato. Il pomo della discordia? L’ultimo protocollo ministeriale emanato il mese scorso, che equipara di fatto i professionisti ai dilettanti anche per quanto riguarda alcuni aspetti della gestione della positività al Covid19. Nella fattispecie, il rilascio del certificato di idoneità sportiva ed agonistica. Allo stato attuale delle cose, un qualunque agonista che ha contratto il virus deve sottoporsi al classico esame clinico effettuato dal medico sportivo e ad un primo test molecolare (più o meno rapido). "E qui c’è la prima criticità – spiega Colombo – perchè nelle nuove regole c’è scritto che anche qualora tutti i test con prelievo venoso risultassero negativi, l’atleta dovrà ripetere il tampone ogni quattro giorni ’fino alle disposizioni governative’. Un arco temporale non ben definito". E in caso di esito positivo? Stando al protocollo, lo sportivo dovrebbe essere sottoposto potenzialmente a sette esami: test da sforzo, ecocardiogramma color doppler, Ecg Holter, spirometria, rilievi ematochimici e tac. E a suggellare il tutto, il "nulla osta infettivologico" alla ripresa. Costo dell’iter a suo carico? Dai 600 ai 1200 euro circa, a seconda della scelta fra sanità pubblica e privata. Senza contare le tempistiche, difficilmente quantificabili. "Oltre all’oggettiva difficoltà nel prenotare il tutto in un contesto in cui le strutture sanitarie devono misurarsi con l’emergenza-Covid, si tratta di una spesa notevole per una famiglia", conclude Colombo. "E’ probabile che il protocollo sia stato redatto pensando in primis ai professionisti, almeno su questo argomento specifico. Ma i giovani e chi pratica la disciplina a livello dilettantistico rischiano di essere tagliati fuori per mesi. Per questo, a nostro avviso, deve essere rivisto"

Giovanni Fiorentino