
Sono 35 gli arrestati nell’operazione antimafia ‘Sangue Blu’ scattata in cinque regioni italiane contro il clan catanese dei Santapaola-Ercolano. Dei 35 destinatari dell’ordinanza emessa dal gip di Catania, su richiesta della Dda, 26 sono in carcere e nove ai domiciliari. Fra questi c’è anche un pratese. Gli inquirenti ritengono di avere individuato il presunto ’responsabile provinciale’ del clan: sarebbe Francesco Tancredi Maria Napoli, finito in cella nel blitz coordinato dai carabinieri di Catania e che ha visto i militari in azione anche a Prato, L’Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Avellino e Siracusa. Napoli, 46enne, è il nipote di Salvatore Ferrera, detto ‘Cavadduzzo’, sposato con una zia dello storico capomafia catanese Nitto Santapaola. Tornato in libertà nel settembre 2019, Napoli sarebbe stato investito della carica di rappresentante di Cosa nostra catanese da elementi di vertice della famiglia: un elemento che è stato confermato dalle recenti dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Silvio Corra e Salvatore Scavone. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, che hanno iniziato a indagare nel settembre 2018, Napoli avrebbe "adottato costantemente delle cautele estreme volte a evitare che le sue conversazioni potessero essere intercettate dalle forze dell’ordine". L’uomo usava una rete telefonica riservata con utenze intestate a ignari cittadini extracomunitari e che venivano sostituite frequentemente. Gli affari del clan, inoltre, venivano trattati nel corso di incontri fissati senza alcun riferimento specifico al luogo ma indicati attraverso nomi in codice: nel corso dei faccia a faccia Napoli vietava ai suoi interlocutori di tenere con loro i cellulari. "Di rilievo", secondo la Dda di Catania, le figure di Cristian Buffardeci e Domenico Colombo, entrambi 46enni, finiti in carcere. Il primo sarebbe stato ’il braccio destro’ di Napoli, evitandogli una esposizione diretta nella gestione degli affari del clan e partecipando in sua veste ad alcuni incontri con altri esponenti della criminalità organizzata. Colombo, invece, sarebbero emersi ’stretti legami’ con personaggi di vertice dell’organizzazione e il suo ruolo nella gestione delle estorsioni e del recupero crediti.