REDAZIONE PRATO

Tito Stagno, emozioni sulla Luna. "Così raccontai lo sbarco in tv"

Politeama Pratese gremito per il giornalista. Che racconta di quando pensava di fare il medico, e poi...

Tito Stagno classe 1930: 50 anni fa condusse per 25 ore la diretta Rai per lo sbarco sulla Luna

Prato, 29 aprile 2019 - Politeama al completo per rivivere l’emozione di cinquant’anni fa, quando la televisione in bianco e nero era la finestra sul mondo. A luglio saranno cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna della missione Apollo 11 e quest’anno ricorrrono anche i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, l’inventore e lo scienziato che disegnò la Luna. Uno spettacolo ha celebrato il rapporto «Leonardo : Luna = 500 : 50», un progetto del Museo di scienze planetarie che ha portato a Prato il giornalista Tito Stagno, classe 1930. Tutti attenti con lo sguardo all’insù verso il palco per riascoltare la voce ancora fresca e chiara del telecronista che nel 1969 per ben 25 ore portò avanti la diretta Rai dello sbarco sulla Luna.

In Toscana è iniziata la sua carriera.

«Nel ’52 ero ancora studente medicina e mi iscrissi a Firenze al corso di dizione e fonetica. Collaboravo con Radio Cagliari e sentivo già la passione per il mestiere, tanto che nel ’53 feci la prima selezione alla Rai a Roma, fui ammesso alla seconda a Milano ed eravamo in 20. Alla fine restammo in 6/7 e con me c’erano Umberto Eco, Furio Colombo e Adriano De Zan».

Come racconterebbe oggi l’allunaggio?

«Secondo me l’emozione sarebbe la stessa. All’epoca non c’erano riprese in diretta e da Roma non si vedeva niente. Il radiocronista, a differenza del telecronista, è sul posto e vede, noi in studio, dobbiamo essere preparati sull’argomento e fare interventi brevi. La prepazione è fondamentale e io di quella missione sapevo tutto: ero stato a Houston già nel ’66 e in precedenza mi ero occupato del lancio dello Sputnik nel ’57, poi delle missioni di Gagarin e della Tereskova».

Telecronista di ieri e di oggi: aspetti postivi e negativi?

«La curiosità e la passione per raccontare sono fondamentali, bisogna essere pronti a cambiare registro, a intrattenere il pubblico. Come nel caso delle 25 ore di diretta per la Luna: alla fine dovevo dire ‘aspettiamo il rientro dell’equipaggio...’. La telecronaca del funerale del generale Adenauer fu più difficile: mi fu commissionata la sera e passai la notte e studiare».

Tanti incontri, Jonh Kennedy, due Papi come Giovanni XIII e Paolo VI, i viaggi al seguito di Saragat e Moro: qualche altro ricordo?

«Papa Giovanni mi suggerì di chiamare mia figlia Brigida e la seconda Caterina. Paolo VI inviò un messaggio ai cosmonauti e fece il cenno della benedizione e io dissi ‘la prendo anche io perché credo alle benedizioni’. Moro, invece, nel 1966 il giorno dell’alluvione di Firenze era a Redipuglia e mi vide lavorare sotto la pioggia. Dopo, mi fece chiamare e disse a braccia aperte ‘Grazie Tito’. Questo mi stupì molto».

Tito Stagno poteva essere un medico: non rimpiange questa scelta?

«Non ho nessun rimpianto. Se avessi fatto il medico l’avrei fatto come il giornalista: con lo stesso impegno. Ho scelto un mestiere più divertente, che mette ansia ma che offre molte soddisfazioni».

M. Serena Quercioli