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Santo Stefano, chirurgia da record Donna salvata da una rara patologia

Intervento difficilissimo su una paziente: è l’unico riuscito in tutto il mondo. Solo 56 casi in mezzo secolo

Santo Stefano, chirurgia da record Donna salvata da una rara patologia

La chirurgia dell’ospedale Santo Stefano è protagonista insieme ai suoi professionisti di un intervento eccezionale, destinato ad entrare nella letteratura scientifica mondiale. Un’operazione che ha salvato la vita ad una paziente con fistola duodeno-cavale (vena cava): nel mondo, negli ultimi 50 anni, si contano solo 56 casi e di questi solo quattro con le caratteristiche del caso gestito a Prato, unico operato con successo.

Un risultato eccezionale, che sarà tra le storie del 41° Congresso nazionale Acoi (Associazioni chirurghi ospedalieri), dal 10 al 13 settembre al centro congressi La Nuvola a Roma.

L’intervento è stato eseguito sulla signora Donatella ed è stato svolto a quattro mani dal direttore della chirurgia di Prato, dottor Stefano Cantafio, insieme al direttore del Dipartimento specialistiche chirurgiche dell’Asl Toscana centro, dottor Stefano Michelagnoli.

Un quadro clinico ad elevatissimo rischio di vita, quello presentato nel caso della signora pratese, determinato dalla comparsa di una comunicazione tra duodeno e vena cava di cui sono stati descritti, come detto, solo 56 casi nell’ultimo mezzo secolo.

La riuscita della delicatissima operazione è dovuta grazie all’impegno e alla professionalità di tutta l’equipe del Santo Stefano composta non solo da chirurghi, ma anche da infettivologi, rianimatori, anestesisti e dal tutto il team dell’area della radiodiagnostica, coordinati dal dottor Dante Mondanelli della Direzione sanitaria ospedaliera.

Un lavoro multidisciplinare che ha permesso sia l’individuazione del problema in tempi molto brevi, sia la presa in carico del caso nella fase pre-operatoria consentendo alla paziente di uscire dal periodo finestra di 30 giorni, trascorsi i quali avrebbe avuto più possibilità di affrontare e superare l’operazione molto delicata.

La storia clinica di Donatella prende il via dal 2020 quando viene operata ad un tumore ovarico, come fanno sapere dall’Asl: un intervento riuscito che le permette di prendersi anche qualche giorno di vacanza in Versilia. Purtroppo le compare la febbre che non la lascia neppure dopo che si è rivolta al pronto soccorso locale ed è stata tratta con antidolorifici. Tornata a casa la febbre non passa e, in accordo col suo medico curante, decide di farsi vedere all’ospedale di Prato. Non riuscendo a individuare subito all’origine della febbre viene prima ricoverata nel reparto di Malattie infettive dove, già dall’accesso, emerge un nuovo problema molto importante: un trombo alla vena cava nel tratto vicino alla porzione intestinale. Di fatto questo risulterà anche l’elemento che inizialmente la tiene in vita dato che fa una sorta di contenimento della fuoriuscita di sangue. Da Malattie infettive la donna è stata trasferita in Rianimazione, dove è rimasta per una settimana.

Infine è entrata in campo l’equipe multidisciplinare del Santo Stefano che con un grande lavoro di squadra ha fatto sì che la paziente si stabilizzasse per poter affrontare il delicato intervento su una patologia rara come quella che era stata individuata. "Un plauso - concludono dall’Asl - va soprattutto a Donatella, donna forte e determinata, che ha sempre creduto nell’operato dei medici e riposto in loro la sua più completa fiducia, così come a suo marito e suo figlio per la pazienza e collaborazione, divenendo così anche loro parte della buona riuscita dell’intero percorso di presa in carico e dell’operazione".