
I parenti delle vittime del rogo alla Teresa Moda
Prato, 30 novembre 2022 - Proseguono con un ritmo nettamente diverso i controlli dei tecnici dell’Asl nei capannoni a gestione cinese. "Ne facciamo 1050 all’anno in termini di area vasta – spiega Renzo Berti, responsabile del progetto Lavoro sicuro voluto dalla Regione in seguito al Rogo del Macrolotto del primo dicembre 2013 –. Di questi 750 sono solo su Prato e nel 93,3% di casi si svolgono in collaborazione con altri enti come forze di polizia, vigili del fuoco, polizia municipale, ispettorato del lavoro, Alia, uffici comunali. Come programmato dalla Regione il ritmo resterà lo stesso per tutto il 2023".
Alla vigilia dell'anniversario della tragedia che ha scosso la città e tutta Italia nella sua storia recente – la morte dei sette operai cinesi bruciati nella fabbrica-dormitorio andata a fuoco in via Toscana – è il momento di tirare le somme di nove anni di attività del gruppo dell’Asl che svolge le ispezioni come disposto dalla Regione. La lotta alla legalità è cominciata dalla tragedia della Teresa Moda e non si è fermata in quanto ancora oggi le irregolarità sono tante anche se diverse. L’anniversario della tragedia sarà celebrato domani, 1 dicembre, al Centro Pecci in un convegno che vedrà la partecipazione di addetti ai lavori, fra cui lo stesso Renzo Berti e il procuratore Giuseppe Nicolosi, ed esperti. Sarà il momento di fare un bilancio sui controlli dell’Asl. E i numeri non sono banali.
Solo a Prato, nel 2022, sono state ispezionate per la prima volta 685 imprese a gestione cinese, "un po’ più di quello che era programmato", dice Berti. "In compresenza abbiamo fatto 611 controlli di cui 417 con la polizia municipale e 30 con l’ispettorato del lavoro. 440 aziende erano in regola. In 670 casi erano presenti i mediatori culturali. Ben 53 ditte sono state controllate in orario notturno". La macchina messa in piedi non da poco.
"Nel tempo c’è stato un cambiamento del profilo ispettivo – spiega Berti –. Nel 2014 quando il progetto è partito, procedevamo per macrosettori di rischio come la promiscuità fra lavoro e abitazione, impianti elettrici fatiscenti, mancanza totale del rispetto delle norme di sicurezza. Andando avanti il raggio ispettivo si è esteso e i controlli sono diventati più laboriosi, richiedono più tempo. La pressione resta alta. Non solo. Con le nostre ispezioni diamo un contributo importante alle indagini sullo sfruttamento. Il nostro compito, però, resta la sicurezza".
Secondo quanto riferito da Berti in questi otto anni di controlli a tappeto la situazione delle aziende di Prato è cambiata nettamente: nel 2014 e 2015 le aziende in regola erano solo il 20% considerando i macrofattori di rischio. Adesso è il 64,2% a essere in regola considerando solo le norme sulla sicurezza. Le maggiori criticità restano la carenza di condizioni igieniche-sanitarie e la mancata denuncia degli impianti elettrici di messa a terra. "Difficilmente troviamo dormitori o quelle condizioni di gravità che hanno, ad esempio, caratterizzato ditte come la Teresa Moda. Qualcosa è cambiato", conclude Berti.