Dall’Ucraina alla chiesa di Tavola: i nipotini riabbracciano la bisnonna

Yaroslava, la badante che da anni si prende cura della madre di don Alessandro, ritrova i propri cari grazie alla generosità. Quattro generazioni sono di nuovo unite nella parrocchia

Guerra in Ucraina: migliaia di profughi in fuga

Guerra in Ucraina: migliaia di profughi in fuga

Prato, 16 marzo 2022- Una grande famiglia, quattro generazioni riunite in una canonica a causa della guerra. È la famiglia di Yaroslava, ribattezzata Clara in Italia, il cui membro più piccolo non ha neanche un anno. Ora vivono tutti insieme di fianco alla parrocchia di Santa Maria Maddalena di Tavola. Le due figlie Anna e Halina, la nipote Irene e i tre pronipoti di Clara sono arrivati domenica scorsa dall’Ucraina, grazie al passaggio offerto loro da 4 generosissimi pratesi, che in un fine settimana hanno percorso più di 2000 km pur di portare in salvo quattro donne e quattro bambini. Una vera e propria impresa.

Clara ha 72 anni e fa la badante, assistendo la mamma di don Alessandro Magherini. Il quale non ha esitato un attimo a ospitare i suoi cari nelle stanze della canonica.

Nonostante ora abbia molta della sua famiglia intorno a lei (anche se due figli e i nipoti sono ancora in Ucraina), Clara è molto provata: non riesce ad accettare che questa guerra, probabilmente più delle altre, colpisca le persone più fragili, bambini e malati. "Noi ucraini siamo sempre stati costretti a subire, nonostante siamo grandi lavoratori. Nella mia famiglia abbiamo sempre lavorato, sporcandoci le mani. Il granturco l’abbiamo dato noi alla Russia".

La famiglia di Clara viene da un piccolo villaggio di circa 3000 abitanti, a 20 km da Ivano-Frankivs’k, nella zona ovest dell’Ucraina e a pochi chilometri dal confine con la Polonia. Clara ci racconta del figlio, che prima faceva il carabiniere e ora, nonostante sia in pensione, insieme ad altri uomini fa la guardia notturna nel suo paese. Il marito di Irene invece, anche lui rimasto in Ucraina, non è entrato nell’esercito a causa della protesi che gli è stata impiantata al ginocchio. Poi c’è sua figlia, che lavora, insieme al marito medico, in un ospedale pediatrico. E la nipote è il medico di famiglia del villaggio. Quella di aiutare chi è in difficoltà quindi è una passione comune. Più forte anche della paura.

I figli di Irene, appena arrivati a Prato, sono già andati alla scuola materna, anche se Paolo, il più grande che ha 3 anni e mezzo, ha avuto febbre e raffreddore negli ultimi giorni, ed è rimasto a casa con la mamma.

Chiediamo a don Alessandro se eventualmente potrebbe ospitare qualche altro profugo, ma ci dice che non ha più molto posto: le camere che aveva a disposizione le ha già occupate tutte. "Se dovesse arrivare il marito di Irene, lo ospiteremmo più che volentieri. Avendo la protesi al ginocchio e 3 figli piccoli, è probabile che possano lasciarlo partire". Chissà che allora questa grande famiglia possa riabbracciare un altro suo componente. Sperando poi di ritrovarsi tutti insieme in tempi migliori.