Prato, la coppia multietnica. Elisa e Jian: «Fate come noi, superate i vecchi schemi»

Lei pratese doc, lui cinese. Sposati e con una figlia: «Sogniamo una città dove regni l’armonia»

La coppia con la loro bambina (Foto Attalmi)

La coppia con la loro bambina (Foto Attalmi)

Prato, 27 dicembre 2018 - Lei si chiama Elisa Grazzi, 27 anni, pratese doc, lui Jian Chen 29 anni, cinese dalla provincia del Jilin nord est della Cina. Sposati da quattro anni, hanno una bimba di 18 mesi, Emily Chen Grazzi. Potremmo considerare questa coppia il simbolo dell’integrazione fra comunità cinese e pratese, anche se loro preferiscono semplicemente definirsi due ragazzi come tanti che si sono innamorati e hanno formato un famiglia.

«Ci siamo conosciuti ad una festa organizzata dall’Università di Firenze nel 2012 – spiega Elisa – è stato un colpo di fulmine per entrambi. Ero già appassionata della cultura cinese, ma con lui ho potuto conoscere più a fondo molti aspetti della loro vita quotidiana». Jian invece sognava il dottorato negli Stati Uniti, è stato proprio l’incontro con Elisa a convincerlo a stabilirsi a Prato.

«Sono arrivato in Italia – spiega – dopo aver conseguito la laurea all’Università Renmin di Pechino. I miei genitori sono contadini, sono cresciuto in campagna. Volevo proseguire in Italia gli studi di statistica e poi fare il dottorato negli Stati Uniti ma, grazie all’incontro con Elisa, ci siamo stabiliti a Prato. All’inizio avevo un po’ di pregiudizi: nella comunità cinese per esempio si teme molto l’alto tasso di microcriminalità, ma grazie a mia moglie ho creato nuovi contatti e amicizie. Adesso mi sento ben integrato tanto da poter aiutare i miei concittadini grazie allo studio multiservizi che ho fondato in collaborazione con professionisti italiani».

Del rapporto tra comunità cinese e pratese la giovane coppia pensa che siano tanti gli aspetti da migliorare. «Alcuni miei concittadini – spiega Jian - ancora interpretano la loro vita qui come temporanea, quindi si concentrano sul lavoro trascurando l’integrazione e alimentando lo stereotipo del «cinese lavoratore» che passa la sua vita dietro una macchina da cucire e vive nel luogo dove lavora. Ma questo è ormai un fenomeno marginale, sempre più persone decidono di stabilirsi a Prato acquistando case e mandando i loro figli nelle migliori scuole. Anche i pratesi stanno lentamente cambiando, ci sono sempre più persone interessate a fare studiare il cinese ai loro figli, che apprezzano la nostra cucina e fanno viaggi per conoscere il nostro paese».

Per Elisa e Jian dunque l’integrazione fra le due comunità non è qualcosa di impossibile. «Pensiamo che a Prato – spiegano – i tempi siano maturi per creare un melting pot armonico tra i mondi italiano e cinese, soprattutto con le seconde e le terze generazioni di giovani che sono nati e cresciuti qui, parlano cinese in famiglia e un perfetto italiano fuori, che mangiano bistecca, pizza e gelato così come i «baozi» (panini tradizionali della cucina cinese, ndr) a colazione. La città che sogniamo per nostra figlia Emily – concludono – è una città dove si respira un clima multiculturale, dove la velocità del progresso e l’innovazione tecnologica cinese si integrino con i valori umanistici della storia italiana. Speriamo che la nostra storia inviti a pensare fuori dagli schemi, perché soltanto con molto rispetto e comprensione reciproca si può creare una coabitazione serena in questa città».