Prato firma la regia dell’operazione "Quotarsi in Borsa? E’ un’opzione"

I Comuni della provincia, tutti insieme, deterranno il 23% dell’intero capitale sociale (Firenze il 37,1%). Da qui è arrivata la spinta al progetto basata sui numeri. Faggi: "Gli assetti attuali bloccano gli investimenti"

Per capire quanto sia centrale il ruolo di Prato nella nascita della nuova Multiutility Toscana dei servizi pubblici basta leggere le firme poste in fondo all’atto di fusione di Alia, Acqua Toscana, Publiservizi e Consiag. Su cinque soggetti con potere di firma, tre sono ’pratesi’: Nicola Ciolini (Alia), Simone Faggi (Acqua Toscana) e Nicola Perini (è fiorentino, ma uomo di fiducia della politica pratese tanto da appoggiarne l’elezione a presidente di Consiag). La centralità di Prato si comprende anche dalla suddivisione delle quote della Multiutility: il 37,1% spetta al Comune di Firenze, il 18,2% a quello di Prato (che però con gli altri Comuni della provincia supera il 23%), il 5,4% a Pistoia, il 3,4% a Empoli e il 35,9% al resto dei Comuni toscani. Tutte da decidere invece le partite relative alla collocazione della sede della Multiutility (è probabile che la parte operativa trovi posto a Firenze, mentre l’area di gas ed energia faccia base a Prato) e della scelta del consiglio d’amministrazione, anche se a Prato dovrebbe quasi certamente toccare un ruolo di spicco.

Nell’ultimo anno sempre da Prato è arrivata la spinta al progetto basata sui dati numerici. Da Consiag, infatti, è stato a più riprese spiegato che i soci privati delle società partecipate nella gestione dei servizi pubblici hanno portato fuori dalla Toscana solo nel 2019 ben 54 milioni di euro di dividendi, a fronte dei 78 milioni incassati dai Comuni. Soldi, quelli dati ai privati, che non sono stati reinvestiti sui territori, bensì fuori Toscana. Secondo il piano della Multiutility Toscana, invece, fin da subito verrebbe garantito un miliardo di investimenti (che diventano 1,5 miliardi a regime), il raddoppio dei dividendi, duemila nuovi posti di lavoro e un abbassamento delle tariffe nel medio-lungo periodo. "Da tempo tutti noi amministratori eravamo consapevoli che lo stato attuale della gestione dei servizi pubblici non era più utile né ai bisogni dei territori né per garantire gli investimenti necessari", sottolinea il presidente di Acqua Toscana, Simone Faggi. "Di fronte a noi c’erano due possibilità: instaurare una relazione con un soggetto industriale esistente, come ha fatto ad esempio La Spezia con Iren, oppure costruirne uno nuovo, che prende le scelte e crea le condizioni per gli investimenti. Abbiamo intrapreso la seconda strada, quella più difficile, ma che porta avanti la nostra tradizione storica in Consiag e che va verso una nuova alleanza con i Comuni del centro della Toscana e non solo". Concluso il capitolo fusione, ci sarà da capire come finanziare la multiutility. "Ci sono tre strade possibili", aggiunge Faggi. "Il finanziamento diretto dei Comuni, che però non è percorribile, il sostegno delle banche che però crea indebitamento, o il ricorso al mercato tramite la quotazione in Borsa. Su quest’ultima opzione decideremo tutti assieme, anche se prima bisogna capire se ci saranno le condizioni patrimoniali per effettuare una simile operazione".

A sostenere l’operazione Multiutility è anche il presidente della Regione, Eugenio Giani. "Non abbiamo competenze dirette sul tema", sottolinea il governatore. "L’operazione sta in capo alle amministrazioni comunali. Ma per la Toscana tutta diventa un elemento di grandissimo significato avere una multiutility di dimensione regionale. Non possiamo dunque che sostenere questo progetto, che vede collaborare assieme amministrazioni di centrodestra, di centrosinistra e civiche, per far sì che la Toscana non diventi terra di conquista di soggetti esterni, per offrire a cittadini e imprese servizi migliori con prezzi più contenuti e per reinvestire i dividendi sul territorio".

Stefano De Biase