La beffa dei 21 giorni e della didattica a distanza. Come se non bastassero i guai della scuola ora per gli studenti si aggiunge un altro ostacolo. Il problema sollevato da molte famiglie riguarda gli studenti – di tutti gli ordini e gradi – che risultano positivi al tampone, visto che il certificato che il Dipartimento di igiene rilascia dopo 21 giorni di isolamento non è sufficiente per tornare in classe in assenza di un tampone negativo. È sulla didattica però che la questione si complica: a causa di un vuoto normativo, per i singoli studenti non è prevista l’attivazione della didattica a distanza impedendo di fatto a questi ultimi, costretti a casa per settimane, di avere un’opportunità di formazione. Al momento tutto è affidato alla buona volontà e alla disponibilità delle singole scuole e in particolare dei singoli insegnanti che decidono se collegare o meno il pc della scuola per permettere anche a chi si trova a casa di seguire le lezioni a distanza. Un vuoto normativo che ha poco senso e che si ripercuote su alunni e famiglie. "Mio figlio frequenta la prima superiore ed è ancora positivo a bassa carica nonostante sia passato un mese dal contagio. L’Asl ci ha già rilasciato il certificato che attesta la fine dell’isolamento, ma comunque lui non può tornare a scuola perché non ha tampone negativo né seguire le lezioni a distanza, visto che per un solo studente non vengono attivate", si sfoga mamma. "Tutto questo non ha molto senso anche perché ci sono tante persone che impiegano mesi a negativizzarsi. Così facendo si costringono ragazzi a perdere giorni e giorni di scuola senza dare loro nessuna alternativa". La questione della mancata attivazione della dad è un problema che le istituzioni conoscono bene. "Le famiglie da tempo ci pongono questo dilemma", conferma l’assessore comunale all’istruzione Ilaria Santi. "E’ una questione che abbiamo sottoposto alla Asl e anche nei tavoli provinciali: purtroppo si tratta di un gap normativo che dovrebbero essere colmato perché non ci si può affidare alla volontà delle singole scuole o dei docenti. A Prato molti istituti hanno attivato la didattica a distanza per gli studenti colpiti da Covid, ma andrebbe trovata una soluzione omogenea per non creare problemi alle famiglie e ai ragazzi". Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia Francesco Puggelli: "Il fatto che senza un tampone negativo non si possa tornare a scuola non ha alcun senso scientifico". In attesa di una legge non resta che affidarsi al buonsenso.
Silvia Bini