E’ stata accolta la richiesta di perizia psichiatrica per Emiliano Laurini e respinta quella per una nuova consulenza sulle lesioni riportare da Martina Mucci la sera del violento pestaggio ordinato dall’ex fidanzato. Si è tenuta ieri in tribunale a Prato la prima udienza, di fronte al gup Marco Malerba, del processo per la violenta aggressione subita da Martina Mucci, cameriera pratese di 29 anni, avvenuta la notte del 21 febbraio scorso alla Pietà dove la giovane donna vive insieme alla mamma. Alla sbarra sono finiti l’ex fidanzato, Emiliano Laurini, culturista e buttafuori di 41 anni di Scandicci, ritenuto il mandante del pestaggio, Kevin Mingoia, 19 anni sempre di Scandicci, esecutore materiale dell’aggressione insieme a un minorenne, e Mattia Schininà, 21 anni, originario della Sicilia ma residente nell’hinterland fiorentino, che avrebbe preso parte alla fase preparatoria del delitto. I tre sono accusati di sfregio permanente, lesioni aggravate e rapina aggravata. Il pubblico ministero Valentina Cosci ha chiesto il processo per i tre che si trovano in carcere dall’aprile scorso. Mingoia ha ottenuto l’attenuazione della misura, dal carcere ai domiciliari con braccialetto elettronico, proprio ieri. Schininà è in attesa che il giudice si pronunci per l’attenuazione della misura. La procura ha già dato parere favorevole. In aula era presente Martina, accompagnata dai genitori, e dai suoi legali, Costanza Malerba e Federico Febbo. I tre si sono costituiti parte civile. C’erano anche i tre imputati: Laurini, impassibile, Schininà visibilmente smagrito, Mingoia che ha rilasciato una dichiarazione spontanea ribadendo le scuse nei confronti della donna. E’ stato l’unico che ha mostrato pentimento per quanto accaduto e che ha già risarcito la vittima con 28.000 euro.
L’avvocato di Laurini, Luca Bellezza, ha chiesto al giudice un abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, mentre il legale di Mingoia, Antonio Bertei, una nuova consulenza medica sulle lesioni riportate dalla donna nell’aggressione. I legali di Martina si sono opposti a entrambe. Il gup ha accolto solo la richiesta di perizia psichiatrica per Laurini (l’incarico verrà affidato la prossima settimana) mentre ha rigettato quella sulle ferite ritenendola superflua in quanto, in fase di indagine, è stato svolto l’incidente probatorio.
Il giudice ha poi indicato un calendario fitto di udienze (fino a maggio) dimostrando attenzione e sensibilità per il caso.
L’aggressione a Martina è stata in effetti particolarmente violenta. La donna fu avvicinata mentre stava rincasando dal lavoro – fa la cameriera in un pub – alle due di notte. Fu spinta dentro l’androne di casa da due giovane – poi risultati Mingoia e il minorenne – e picchiata senza pietà, botte inferte con particolare insistenza sul volto e sui denti, le parti a cui Martina teneva di più. I due poi hanno usato dei rasoi per tagliarle i capelli ferendola sul volto. Martina riportò lesioni importanti: la rottura del naso e degli incisivi (per cui si è dovuta sottoporre a svariati interventi), un profondo taglio in mezzo agli occhi la cui cicatrice è ancora visibile. Fu la stessa donna a indirizzare le indagini nella direzione giusta. Fu lei a fare il nome dell’ex, Laurini, con cui aveva avuto una relazione turbolenta. Un mese prima del pestaggio l’uomo le aveva rubato il cellulare al lavoro – i due erano colleghi –, le liti erano continue. In passato aveva alzato le mani contro di lei. Da lì è stato semplice risalire ai due esecutori materiali e a Schininà, amico di Laurini, che lo avrebbe messo in contatto con Mingoia. Laurini ha ingaggiato i due ragazzini, pagandoli 400 euro ciascuno, per pestare Martina. Dalle indagini è emerso un sottobosco di picchiatori, legati al mondo delle palestre, di giovani avvezzi all’uso della violenza. Nei guai sono finiti anche la nuova fidanzata di Laurini – lei stessa picchiata dall’uomo tanto da finire al pronto soccorso con due costole rotte – e un marocchino per i quali ancora la Procura non ha chiuso le indagini.
Laura Natoli