REDAZIONE PRATO

Operaio precipita dal tetto e muore "Norme di sicurezza non rispettate"

Volo di sette metri: il lucernario di un capannone ha ceduto sotto i piedi di un albanese di 56 anni Secondo i primi accertamenti non indossava le cinture obbligatorie. Inchiesta per omicidio colposo

di Sara Bessi

"Era una persona per bene, tranquilla, un lavoratore preciso. Siamo sconvolti per questa tragedia". Così alcuni compagni di lavoro ricordano Imer Koltraka, albanese di 56 anni, che ha perso la vita ieri mattina dopo un tragico volo di oltre sette metri dal tetto del capannone della QY service in via Goito al civico 35, dove stava eseguendo alcuni lavori di riparazione. Stando alle prime testimonianze e alle prime ricostruzioni effettuate dai tecnici della Medicina del lavoro dell’Asl, il muratore doveva sostituire alcune tegole, quando all’improvviso il lucernario della copertura ha ceduto, facendo fare all’operaio un volo terribile. L’infortunio mortale, il primo sul lavoro dopo il lockdown, è avvenuto in una autofficina meccanica a conduzione cinese. E’ stato lo stesso titolare dell’attività a chiamare i soccorsi del 118. "C’era necessità di un intervento di riparazione sul tetto perché si erano verificate infiltrazioni di acqua piovana. Mi trovavo in ufficio - racconta l’uomo mentre guarda le operazioni di soccorso in strada insieme ad altri connazionali - quando all’improvviso ho sentito un forte rumore. Ho avuto paura. Mi sono affacciato e ho visto questa persona a terra. Abbiamo chiamato subito il 118 per chiedere aiuto".

Tempestivo l’intervento della Pubblica Assistenza L’Avvenire di Prato che ha provato a rianimare l’uomo, che è andato ad impattare contro il pavimento interno dell’officina. Purtroppo sono stati inutili i soccorsi e il medico non ha potuto fare altro che constatare il decesso, molto probabilmente per una frattura della base cranica. A questo punto sono state avvertite anche le forze dell’ordine ed il Dipartimento di medicina del lavoro dell’Asl Toscana Centro, il cui personale è giunto sul posto per i sopralluoghi di rito. Avvertita anche la Procura della Repubblica. Il caso è stato affidato al sostituto procuratore Lorenzo Boscagli, componente del pool che si occupa delle questioni legate al mondo del lavoro. Il magistrato ha disposto l’autopsia sul corpo del 56enne e ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Al momento non risultano iscritti nel registro degli indagati. Secondo le prime informazioni reperite dalla procura, il muratore, che viveva a Novoli da solo mentre la famiglia risiede in Albania e un figlio si trova in Germania, avrebbe avuto in subappalto per l’intervento di manutenzione al tetto del capannone. Secondo quanto è emerso, l’uomo era titolare di una partita Iva ed era molto apprezzato - raccontano i colleghi - per la sua precisione. Il capannone, che è di un proprietario italiano, è stato preso in affitto dai primi mesi dell’anno dal titolare dell’officina QY. Secondo i primi elementi emersi dalle testimonianze raccolte sul posto, non sarebbero state osservate dall’uomo le principali misure di sicurezza, come l’uso delle cinture per evitare le cadute dall’alto. Si tratta comunque di elementi al vaglio degli inquirenti e che, se saranno accertati, potrebbero fare la differenza nella definizione delle indagini. La procura attende l rapporto dei tecnici della Medicina del lavoro dell’Asl. Accertamenti in corso anche per quanto riguarda la natura del subappalto.

Via Goito è stata chiusa al traffico da una pattuglia della polizia municipale, mentre le indagini sono state affidate alla polizia di Stato. Sul posto è arrivata un’autoscala dei vigili del fuoco con la quale si è saliti fino alla copertura per ispezionare il tetto. Gli stessi vigili del fuoco si sono serviti di un drone per effettuare rilevazioni dall’alto del tetto del capannone e del punto preciso in cui è avvenuta la disgrazia. In strada anche il compagno di lavoro impegnato insieme al 56enne in un’opera che avrebbe dovuto essere semplice e veloce. "Doveva rimanere a terra a preparare la malta e l’occorrente per cambiare le tegole, non doveva salire sul tetto", continuava a ripetere ieri mattina il titolare della ditta edile che gli aveva affidato l’intervento. "Non so perché sia salito fino a lassù". A fianco dell’ingresso del capannone rimane il ponteggio allestito per raggiungere la copertura sciupata. La salma è stata recuperata dai servizi funebri della Pubblica Assistenza. Solidarietà e vicinanza sono state espresse dal presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani. "Per l’ennesima volta siamo a dire che non è possibile morire di lavoro, che serve maggiore sicurezza e che dobbiamo investire sempre di più in una nuova cultura del lavoro", ha detto Giani. Marco Ballati, segretario generale della Fillea Cgil si è detto amareggiato "nell’apprendere che ancora nel 2020 nei cantieri edili si possa morire per una caduta dall’alto, considerato l’alto livello di attrezzature e di tecnologie a disposizione. E’ necessario aumentare le attività che possano impedire il ripetersi di certi infortuni che sono fra i più arcaici nel settore edile. Le norme della sicurezza devono mettere al centro la salute del lavoratore".

Enrico Menici della Filca Cisl Toscana territorio di Prato sostiene infine che "se appena riparte l’edilizia ci troviamo a piangere morti e a vedere una serie di infortuni più o meno gravi significa che i problemi sono molti, legati spesso ai lavoratori a partita Iva. Questi ultimi spesso sono prestatori di manodopera, costano meno e vanno in deroga alla sicurezza. Dobbiamo aprire una discussione seria sulle partite Iva".