Prato, 19 febbraio 2023 - Un calvario andato avanti per oltre due mesi. E’ entrato in ospedale per un blocco intestinale e non è mai uscito. A raccontare la storia di Vittorio Fabbrilei, 84 anni, è la figlia Vanessa, intenzionata a scoprire che cosa sia accaduto. La donna ha presentato due esposti in Procura – a cui però non ha ricevuto risposta – ha scritto svariate lettere alla direzione dell’ospedale di Prato, al presidente della Regione Eugenio Giani e all’Urp. Adesso ha richiesto le cartelle cliniche del babbo morto lo scorso 29 gennaio per "polmonite e setticemia", come hanno detto i medici del Santo Stefano che avevano in cura l’anziano.
Le cartelle cliniche, però, non saranno disponibili prima di 30 giorni. "Voglio sapere perché mio padre, un uomo sostanzialmente sano, è morto", dice Vanessa Fabbrilei, agguerrita e determinata.
"Mio padre è arrivato al pronto soccorso il 17 novembre scorso – spiega Vanessa – con forti dolori addominali. E’ rimasto per due giorni su una barella prima che gli venisse messo un sondino per verificare da che cosa dipendessero i dolori. Passati altri tre giorni, è stato operato d’urgenza per una occlusione intestinale. Perché siamo dovuti arrivare ’all’urgenza’, non si poteva operare prima? Gli hanno asportato 60 centimetri di intestino senza che gli venisse fatta la stomia". La donna racconta che, pochi giorni dopo il primo intervento, il padre è stato sottoposto a un secondo in quanto la "sutura dell’intestino non aveva retto" e l’uomo era andato in setticemia. "Gli hanno fatto la stomia, ma non si poteva fare subito? – si chiede ancora – Da quel momento le sue condizioni cliniche non sono più migliorate. Lo vedevo deperire ogni giorno di più e perdere lucidità. Un giorno sono andata a trovarlo e ho notato che aveva una tosse tremenda. L’ho segnalato ai medici, mi sono sentita rispondere che ’era normale’. Sempre qualche giorno dopo, abbiamo scoperto, in seguito alla mia lettera alla direzione sanitaria, che aveva preso il Covid". L’anziano viene trasferito in terapia intensiva Covid, poi in reparto dove è rimasto altre tre settimane.
"Quando sono tornata a trovarlo mi sono resa conto che aveva un braccio nero – aggiunge – e l’ho segnalato di nuovo al personale in servizio. I medici mi dissero che aveva una flebite causata da un prelievo fatto male e che erano necessarie le trasfusioni di sangue. Nel frattempo mio padre è stato spostato in Geriatria dove un altro dottore ha accertato che era completamente disidratato e malnutrito. Era ricoverato da oltre un mese e nessuno se ne era accorto? Com’è possibile? Inoltre, i valori del sangue erano tutti sballati. L’infezione da setticemia non era guarita. Mio padre è stato ricoverato un altro mese in ospedale ma le sue condizioni sono rimaste stazionarie. La notte del 29 gennaio non so cosa è successo: la situazione è precipitata all’improvviso. E’ stato rianimato per ben due volte ma non ce l’ha fatta. Solo dopo mi è stato detto che aveva la polmonite e la setticemia". Vanessa non sa perché sia successo tutto questo. Si poteva evitare? E’ quello che vuole scoprire perché "non accada a nessun altro".
L’Asl, interpellata, si è riservata di rispondere.