"Mia figlia è malata, sostenetemi": il messaggio del sindaco di Poggio a Caiano

Francesco Puggelli condivide, su Facebook, la battaglia "per sconfiggere questo brutto male". Ai suoi cittadini assicura: "Farò di tutto per continuare a portare avanti con impegno anche il mio compito di sindaco e di presidente della Provincia"

L'immagine postata dal sindaco Puggelli

L'immagine postata dal sindaco Puggelli

Poggio a Caiano (Prato), 7 aprile 2021 - «Esco adesso dall'ospedale pediatrico Meyer. Lo scorso 10 marzo alla nostra piccola Sara è stata diagnosticata una brutta malattia. Da allora è iniziato il percorso più difficile che la nostra famiglia abbia mai dovuto affrontare. Siamo tornati a casa ma ci aspettano lunghi mesi di lotta tra casa e ospedale per sconfiggere questo brutto male. Finché la nostra Sara non sarà guarita io e Francesca vogliamo dedicarci con tutta la nostra energia, amore e dedizione a lei e alla sua guarigione. Per questo vi chiedo scusa fin da subito se potrà capitare che non mi troverete 'sul pezzo' come sono sempre stato fino ad oggi».

Così Francesco Puggelli, sindaco di Poggio a Caiano e presidente della Provincia di Prato, in un post Facebook rivolto ai suoi cittadini. Nel suo post Puggelli  aggiunge: «Farò di tutto per continuare a portare avanti con impegno anche il mio compito di sindaco e di presidente della Provincia - aggiunge -. E dove non arriverò io, ci sarà una grande squadra composta dai miei fidati e capaci assessori e funzionari che ringrazio fin da adesso dell'aiuto che già in questi giorni mi hanno dato e che continueranno a darmi. In quanto a voi, per favore, non smettete di scrivermi, non vi riguardate. Non abbiamo deciso di condividere con voi questo nostro dramma per cercare compassione, ma per la sincerità e trasparenza che ritengo abbia sempre contraddistinto il mio rapporto con la cittadinanza. E per chiedere il vostro sostegno in questa nuova sfida».

Puggelli, che è anche medico e lavora proprio all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ringrazia tutti i colleghi dell'ospedale che «fin da subito si sono fatti in quattro per noi. Sapevo di lavorare in un ospedale di eccellenza e di grande cuore ma ora sto sperimentando anche da babbo la straordinaria competenza, professionalità e umanità di questo luogo».