Maxi traffico di droga Il processo dura 12 anni

E’ cominciato tutto nel 2055, gli arresti nel 2006. Ieri le condanne dei capi della banda: 21 e 20 anni ai due imputati principali. In 15 vengono assolti

Ci sono voluti 18 anni ma alla fine le condanne sono arrivate, almeno per i capobanda. meglio tardi che mai. E’ questa la fine che ha fatto la maxi inchiesta della Dda di Firenze e della squadra mobile di Prato che nel 2006 sgominò un traffico internazionale di droga partendo dall’arresto di un pusher che spacciava nella zona di via Roncioni. I fatti risalgono al 2005, gli arresti sono del 2006. Le condanne sono arrivate a inizio 2023 al termine di un dibattimento durato ben 12 anni. Sembra incredibile ma è andata proprio così. Fra i processi "dinosauro" che stagnano per anni al tribunale di Prato, c’era pure questo finito nel dimenticatoio. Ieri, però, il collegio dei giudici, presieduto da Silvio De Luca, è riuscito a mettere la parola fine con condanne del tutto esemplari, almeno per gli imputati principali per i quali la prescrizione – sfortunatamente per loro – era lunghissima: 20 anni.

El Hamdi Zitouni è stato condannato a 21 anni e 60mila euro di multa, Abdelouahed Limlahi a 20 anni, dieci anni per Hicham Ayada e 8 anni e 30mila euro di multa per Ahmed Charkaoui. Dovevano tutti rispondere di traffico internazionale di droga, un’organizzazione criminale che avrebbe importato hashish, eroina e cocaina in Italia per poi rivenderla nelle piazze dello spaccio, fra cui Prato.

Altri quindici imputati sono stati assolti o prosciolti in quanto i reati di cui erano accusati sono andati ormai prescritti. Per i quattro condannati è stata disposta la confisca dei beni oltre al rimpatrio una volta finita di scontare la condanna anche se prima dovrà essere rivalutata la pericolosità sociale.

Nel 2006 la maxi inchiesta portò a sequestrare 1.300 chili di hashish, 6 di cocaina e 500 grammi di eroina. Le persone coinvolte furono 106, oltre 200 le utenze telefoniche intercettate, 150.000 euro in contanti sequestrati insieme a dieci auto. Numeri da capogiro che fanno capire l’importanza di quella inchiesta che si è poi persa negli infiniti rivoli della giustizia fra rinvii, difetti di notifica e altri impedimenti vari.

L’inchiesta era partita dall’arresto di un pusher che spacciava di fronte a un kebab in via Roncioni. Da lì si aprì un vaso di Pandora che portò la squadra mobile, allora diretta da Francesco Nannucci oggi a capo della Dia a Firenze, a intercettare e arrestare tanti piccoli spacciatori, uno dietro l’altro che erano pezzi di un puzzle più grande.

Due le organizzazione criminali che vennero rintracciate, legate insieme da due fratelli marocchini che vivevano a Montemurlo. La prima che si riforniva a Milano e spacciava a Prato. La seconda che faceva arrivare la droga dal Marocco passando per la Spagna e che doveva servire a rifornire il mercato nel Nord Italia. Un lungo viaggio che venne interrotto dagli agenti della squadra mobile che per mesi presidiarono la frontiera a Ventimiglia per bloccare i mezzi carichi di droga.

L’inchiesta fu complessa e si basò su pedinamenti, intercettazioni e lunghi appostamenti. All’epoca gli arresti fecero molto scalpore. Peccato che oggi tutti se ne siano dimenticati dopo un processo che è durato dodici anni.

L.N.