REDAZIONE PRATO

Margherita Bandini, la prima imprenditrice Ecco il film sulla grande moglie del mercante

Domani l’anteprima a Palazzo Datini, mercoledì proiezione al Castello. Un omaggio doveroso a una donna davvero speciale

Non si può certo dire che all’estero sia mancato l’interesse per Margherita Bandini, la moglie di Francesco Datini. Non solo le sue lettere al marito sono tradotte in inglese, ma sempre in inglese è stata pubblicata nel 2015 una monografia dedicata, già nel titolo, alla "moglie del mercante di Prato". Dispiace dirlo, ma i pratesi non hanno fatto altrettanto. A Margherita hanno intitolato solo un vicoletto all’interno delle mura, tra via de’ Sassoli e via Marianna Nistri, senza un’annotazione che indichi al passante che si tratta proprio di lei. Per fortuna, a colmare il debito che Prato ha nei confronti di questa donna straordinaria, che è stata la prima imprenditrice della storia, ci hanno pensato il regista Massimo Smuraglia e la Scuola di cinema Anna Magnani. Grazie al contributo economico del Comune, della Fondazione Casa Pia dei Ceppi e della Fondazione Cassa di Risparmio hanno realizzato un film interamente dedicato a lei; Francesco compare solo come voce fuori campo. Il film sarà presentato in anteprima domani sera alle 21 a Palazzo Datini. Le lettere che Francesco e Margherita si scambiavano quasi tutti i giorni sono una piacevolissima lettura, anche perché non mancano discussioni e litigi dai risvolti esilaranti. Memorabile era stato, ad esempio, quello che Margherita aveva scritto al marito, quando si era sentita lodare la moglie di un amico che, a quanto diceva lui, non gli aveva mai dato "dispiacere niuno". E lei aveva ribattuto a muso duro: "Guido non n’è d’agguagliare a gl’altri uomini: e’ tenea la donna sua come donna e non come moglie d’albergatore, che gl’è quindici benedetti anni ch’io ci venni, ch’io sono stata ne l’albergo". L’albergo era ovviamente Palazzo Datini, dove c’era un continuo via vai di ambasciatori, di re e perfino di un papa. Francesco aveva promesso di cambiare vita e nel suo testamento aveva riservato un ruolo importante alla moglie, consentendole di continuare ad abitare nella casa di Prato, prima di ritirarsi a Firenze, nel convento di Santa Maria Novella, dove sarebbe morta nel 1423. La decisione era legata al fatto che l’aveva indicata tra gli esecutori testamentari che dovevano amministrare il "Ceppo", in attesa che il Comune di Prato nominasse i quattro "buonomini" che dovevano prendere le redini della nuova istituzione. Ed era stata proprio lei ad avviare l’opera di glorificazione di Francesco che il "Ceppo" si apprestava a realizzare con gli affreschi del palazzo. I lavori sulla facciata erano stati commissionati già pochi mesi dopo la sua morte, nel 1410, ed erano stati portati a termine nella primavera dell’anno successivo, consentendo ai pratesi di ammirare uno spettacolo unico nel suo genere, una specie di film che raccontava la vita di Francesco come se fosse stato un santo. La stessa Margherita compariva al suo fianco nel riquadro che mostrava Datini circondato da un gruppo di donne, una con un bambino in mano e un’altra che ostentava di essere incinta. Alla sua sinistra era raffigurata proprio lei, con un elegante abito dal colletto alto e un vistoso copricapo che sollecitava il marito ad aiutare le partorienti. Degli affreschi oggi non è rimasto nulla. Per fortuna Leonetto Tintori aveva provveduto al distacco delle sinopie, conservate gelosamente nelle sale di Palazzo Datini. Oggi finalmente, con il film di Smuraglia, viene reso il dovuto omaggio a Margherita e Francesco, i nostri due ‘padri della patria’ che hanno interpretato in modo eccezionale lo spirito imprenditoriale e caritatevole della città del Bisenzio.

Walter Bernardi

Presidente Casa Pia dei Ceppi