L’odissea per un prelievo . Al nono mese in fila per l’esame: "La priorità è stata soppressa"

Donna incinta accusa: "Al Giovannini senza prenotazione avevo 50 persone davanti E non potevo nemmeno saltare la coda. Mi hanno detto: c’è chi se ne approfitta...".

L’odissea per un prelievo . Al nono mese in fila per l’esame: "La priorità è stata soppressa"

L’odissea per un prelievo . Al nono mese in fila per l’esame: "La priorità è stata soppressa"

"La priorità per le donne incinta è stata tolta perché ’se ne approfittavano’". È questa la risposta sorprendente che una giovane donna in stato interessante si è sentita dare al centro Giovannini, dove si è recata lunedì per un prelievo necessario per una visita alla quale poi si è presentata senza l’esame. La storia è segnalata a La Nazione da "una quasi neo-mamma", sconcertata per quanto le è accaduto, soprattutto perché il percorso della gravidanza "prevede una serie di esami del sangue di controllo, praticamente tutti i mesi o addirittura più di frequente se si tratta di una gravidanza a rischio, come nel mio caso". La donna racconta di aver sempre "prenotato gli esami con Zero Code e ho sempre atteso il mio turno. Lunedì, non avendo trovato appuntamenti disponibili, mi sono recata al Giovannini alle 10, l’orario di libero accesso, per gli esami del sangue e all’accettazione mi è stato dato il numero: 50 persone in attesa davanti. Chiedo se ci sia una priorità visto che sono al nono mese e attendere in una sala gremita di persone o fuori in piedi sotto un tendone per la pioggia, digiuna per di più, non sia il massimo". E arriva la doccia gelata: "Mi è stato spiegato da una dirigente che le donne incinta ’si approfittavano della priorità, non prendevano più appuntamento e si creavano file troppo lunghe’ per cui la soluzione del Giovannini è stata di togliere la priorità". Oltre a questo inciso alla donna viene detto di aspettare il suo turno "un’ora o forse di più, perché altrimenti ’se viene data la priorità a lei, deve essere data anche alle altre’. La gravidanza non è una malattia, ma è un momento delicato, da tutelare. Non pretendo di passare avanti per andare a divertirmi, ma per il diritto alla salute mio e di mia figlia sì".