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"L’energia è troppo cara" La rivolta degli artigiani

Studio Cna: le Pmi italiane pagano il 54,3% in più dei concorrenti esteri. La vice presidente nazionale attacca: "Bollette insostenibili e ingiuste".

Dopo la chiusura forzata durante l’emergenza Covid, la crisi di liquidità e la concorrenza sleale da parte del distretto parallelo, adesso le aziende pratesi devono fare i conti anche con il balzello dell’energia. Sì perché le Pmi del territorio, così come in generale quelle italiane, pagano in media una bolletta energetica più cara del 36% rispetto ai competitor del resto dell’Unione Europea. Il dato è emerso ieri pomeriggio durante la presentazione dell’indagine dell’osservatorio energia 2020 realizzato dal centro studi Cna nazionale. Un documento che è stato analizzato durante l’iniziativa di Cna Toscana Centro "Energia elettrica. Costi e oneri per le pmi", durante il quale l’associazione di categoria è tornata alla carica per chiedere il riconoscimento, a livello europeo, di "distretto energivoro" per l’area pratese.

"I costi imposti alle aziende hanno visto l’incremento più alto d’Europa per tutte le classi di consumo – spiega Barbara Gatto, responsabile della Cna nazionale, dipartimento ambiente e competitività – Ad essere più svantaggiate sono proprio le micro e piccole imprese che ricadono nella fascia di consumi fino a 20 MWh e, di fatto, pagano il 54,3% in più rispetto alle loro competitor europee spagnole, tedesche e francesi. Oltre al divario con le aziende estere, c’è poi la questione delle differenze di costi in bolletta elettrica per artigiani e micro imprese rispetto alle aziende più grandi. Nemmeno la riforma degli energivori infatti ha dato un aiuto concreto alle Pmi, dato che gli sgravi fiscali pari a 1,7 miliardi sono andati solo ai grandi player. Tra l’altro con una beffa ulteriore visto che i tagli sulle bollette dell’energia vengono finanziati da tutte le altre categorie di utenti. Quindi per le Pmi costi maggiori, mentre per i big dell’industria la sforbiciata in bolletta è stata fra il 9 e il 17 %. "Più che in passato, dunque, sono soprattutto le micro e piccole imprese a sobbarcarsi il costo della manutenzione dell’intero sistema energetico e a contribuire all’erario per i consumi effettuati – prosegue Gatto – Tutto questo a fronte di imprese più strutturate che invece godono di un minor costo dell’energia e di un regime fiscale agevolato con costi di sistema più contenuti". Le motivazioni dello squilibrio fra Pmi e grandi aziende restano legate alla composizione della bolletta visto che, ad oggi, solo il 35% di quanto versato da una impresa in bolletta è legato al consumo effettivo mentre il resto è destinato al finanziamento del sistema.

"Il meccanismo della bolletta elettrica si conferma sempre più iniquo, sbilanciato e insostenibile – accusa la vicepresidente nazionale di Cna con delega alle politiche energetiche, Elena Calabria – In Europa, l’Italia è il Paese che presenta il costo più alto di energia elettrica e di gas: oltre 7 punti percentuali in più rispetto ad altri 19 Paesi esaminati negli anni scorsi. Uno dei nodi più pesanti riguarda l’ammontare degli oneri generali, la cui copertura grava per un terzo sulle imprese più piccole a causa di un sistema di contribuzione sbilanciato e del tutto slegato dai dati effettivi di prelievo di energia dalla rete". Alla luce di questa situazione Cna chiede di "riconoscere in sede europea la qualifica di distretto energivoro per l’area di Prato".

"Una qualifica – conclude Calabria – che consentirebbe consistenti risparmi immediati anche alle piccole e medie imprese. E’ una proposta avanzata da Cna nel 2019 e che il governo aveva accolto, decidendo di sostenerla a Bruxelles. Ora è opportuno che l’iter per questo riconoscimento riparta con maggiore forza e, soprattutto, con quella volontà istituzionale che potrebbe aiutarci a cambiare le cose".

Stefano De Biase