REDAZIONE PRATO

Le indagini della Finanza e il terremoto nel distretto

Il laboratorio negli anni si era imposto come un punto di riferimento per le analisi chimiche sui tessuti, con i guadagni che si erano impennati.

Le indagini della Finanza e il terremoto nel distretto

La Procura di Prato aveva fissato un primo punto fermo nella tormentata vicenda del BuzziLab, stabilendo nel maggio 2022, che dietro la gestione pregressa del laboratorio non vi fu nessun reato penale. Di fatto la posizione dell’ex preside dell’istituto Buzzi, Erminio Serniotti (unico indagato di tutta la vicenda), era stata archiviata. Per la Procura (il fascicolo era stato affidato ai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli) non vi è stata nessuna irregolarità nella gestione e nell’uso del laboratorio della scuola tanto che è stata chiesta l’archiviazione. L’inchiesta era partita nel settembre 2019 in seguito a una segnalazione dell’ufficio scolastico regionale che aveva sollevato dubbi sull’utilizzo del laboratorio, ritenuto non consono a quella che era la sua vera destinazione, ossia gli studenti e non i clienti privati. Un terremoto che scosse la città e uno dei suoi fiori all’occhiello, il laboratorio più famoso nel settore tessile. Il direttore dell’epoca, Giuseppe Bartolini, finì nella bufera (ma mai sul registro degli indagati della Procura) anche per i super compensi che aveva ottenuto dalle commesse arrivate da parte di aziende private, fra cui diverse case di moda. Bartolini si dimise andando a lavorare per i privati. La vicenda era iniziata con le indagini della Guardia di Finanza proprio sulle retribuzioni annue percepite dal direttore del laboratorio. In quei giorni convulsi emerse che Bartolini percepiva uno stipendio superiore a 240.000 euro. Il preside subentrato a Serniotti, Alessandro Marinelli, dispose la chiusura del laboratorio prima dell’inizio della scuola a settembre 2019 per chiarire la posizione giuridica. Obiettivo della chiusura era quello di trovare un percorso giuridico appropriato per regolarizzare lo status giuridico del laboratorio e ricondurre l’attività del BuzziLab in un ambito di regolarità. Dopo qualche settimana il laboratorio venne riaperto, ma solo a mezzo servizio per gli studenti. In seguito il laboratorio ha visto bocciare dal consiglio d’istituto del Buzzi la bozza di riforma che lo avrebbe trasformato in una Fondazione.

Ricordiamo che negli anni il Buzzilab si era imposto come un punto di riferimento nel distretto e non solo, per le analisi chimiche sui tessuti. I guadagni erano cresciuti a dismisura (fino a sette milioni in un anno) tanto da non consentire l’approvazione dei bilancio della scuola negli ultimi anni. Lo stesso Serniotti, prima di andare in pensione, si era posto il problema di dare al laboratorio una nuova veste giuridica. La città, il distretto e la politica si erano mobilitati dopo la chiusura del Buzzilab con la raccolta di firme e la presentazione di esposti (tra i promotori l’associazione Astri) alla Corte dei Conti per fare valutare l’esistenza di un danno erariale a seguito dello stop del laboratorio.