REDAZIONE PRATO

La rabbia dei metalmeccanici : "Confindustria torni indietro". La sindaca: metodo inspiegabile

La manifestazione di sindacati e lavoratori dopo lo stop agli accordi territoriali da parte di Ctn. Bugetti: "La concertazione non manchi mai". Angelini (Fiom Cgil): "Perdiamo una mensilità". .

La manifestazione di sindacati e lavoratori dopo lo stop agli accordi territoriali da parte di Ctn. Bugetti: "La concertazione non manchi mai". Angelini (Fiom Cgil): "Perdiamo una mensilità". .

La manifestazione di sindacati e lavoratori dopo lo stop agli accordi territoriali da parte di Ctn. Bugetti: "La concertazione non manchi mai". Angelini (Fiom Cgil): "Perdiamo una mensilità". .

Fumogeni, cori, striscioni. E tanta tanta rabbia. Sono questi gli ingrendienti che l’hanno fatta da padroni ieri mattina in via Valentini, sotto la sede di Confindustria Toscana Nord, dove circa 200 lavoratori si sono ritrovati per far sentire la propria voce. Il motivo dello sciopero (di otto ore) indetto da Fim, Fiom e Uilm è presto detto: la cancellazione a partire dal 1° gennaio 2025 di tutti gli accordi territoriali metalmeccanici (che risalivano al 1974) vigenti nella provincia. Una decisione, quella di Ctn, che ha fatto imbufalire gli operai: a Prato sono circa 3mila i lavoratori del settore, di cui 600 impiegati in aziende associate a Confindustria Toscana Nord. "Confindustria ha deciso di interrompere accordi storici che stabiliscono norme e trattamenti economici migliorativi per molte lavoratrici e lavoratori metalmeccanici del territorio pratese che lavorano in aziende associate e che fanno riferimento a Confindustria e al relativo contratto nazionale applicato - hanno spiegato i sindacati in una nota - Per di più lo fa in un periodo in cui l’inflazione erode il potere d’acquisto e la tenuta dei salari. Gli accordi territoriali rappresentano un rafforzamento economico su cui si poggiano i salari e i diritti delle persone: sono un esempio virtuoso, motivo di orgoglio per il territorio, che oggi con motivazioni fragili Confindustria tenta di spegnere, cancellando un pezzo di storia di relazioni sindacali del pratese e indebolendo i salari di lavoratrici e lavoratori".

A questo proposito, il segretario generale della Fiom Cgil Firenze-Prato-Pistoia, Stefano Angelini, ha aggiunto che "a livello economico, senza un passo indietro da parte di Ctn, il danno per i lavoratori sarà quantificabile in oltre una mensilità". Decisa la replica di Marcello Gozzi, direttore di Confindustria Toscana Nord. "E’ importante chiarire che con questa disdetta non cambiano le condizioni di lavoro e di retribuzione dei lavoratori in forza nelle aziende che applicavano e continuano ad applicare fino al 31 dicembre l’accordo territoriale pratese. Il contratto territoriale prevedeva l’istituzione della quattordicesima, che non è prevista invece dal contratto nazionale. Ma è chiaro che in virtù di usi aziendali, se la retribuzione è stata per anni comprensiva di quattordicesima, non potrà cambiare nulla. Diverso è il discorso per le nuove assunzioni: in questo caso eventualmente la contrattazione passa a livello aziendale e non territoriale". A margine della manifestazione c’è stato un primo incontro fra le parti, che tuttavia non ha dato indicazioni incoraggianti in ottica di un’imminente fumata bianca. Cfn e sindacati comunque si rivedranno a settembre, anche se le posizioni in questo momento sembrano piuttosto distanti.

"Per i sindacati la mobilitazione andrà avanti finché Confindustria non farà un passo indietro. E’indispensabile che ciò accada. A quel punto ci potremo sedere ad un tavolo per parlare di un accordo che sia migliorativo rispetto alle condizioni attuali", ha detto Angelini. "Siamo disposti a parlare delle modalità, non della sostanza", la risposta di Gozzi. Nel pomeriggio, Fim Fiom e Uilm, accompagnate dai rispettivi segretari generali confederali, hanno incontrato la sindaca Ilaria Bugetti, che manifestato la volontà di favorire il dialogo tra le parti. "Dialogo e collaborazione sono all’ordine del giorno. Ecco perché è inspiegabile il metodo seguito da Confindustria nel prendere e comunicare questa decisione. Significa tornare indietro di 50 anni. E’ in controtendenza - il commento della prima cittadina - con ciò che stiamo facendo da anni. Se tale contrattazione è ritenuta non più adeguata dalle associazioni datoriali, prima se ne discute tutti insieme attorno a un tavolo e poi si trova la soluzione migliore che non leda i diritti dei lavoratori, rispetti il ruolo di rappresentanza dei sindacati e venga incontro alle esigenze del mercato odierno. Chiederò a Confindustria di non tornare indietro su una modalità di lavoro che sta funzionando, su un principio che garantisce tutti". Nel frattempo, anche la deputata forzista Erica Mazzetti è intervenuta sull’argomento. "In un momento complesso come questo impresa e lavoratori devono necessariamente collaborare per il bene di entrambi; purtroppo, alcuni sindacati, non tutti e sempre meno rappresentativi, continuano a tenere toni e atteggiamenti vetusti e antistorici, usando l’arma, a doppio taglio, degli scioperi, come quello di oggi in scena a Prato, con scopi ideologici, senza alcuna logica od obiettivo concreto e condivisibile. Mentre le imprese pratesi hanno fatto un balzo in avanti in termini di qualità, innovazione, digitale e sostenibilità, i sindacati - o meglio - alcuni sindacati sono rimasti al solito autunno caldo, ignorando cinquant’anni di storia e di evoluzione dei mercati, dei prodotti, dei consumi, dei rapporti interni alla fabbrica".

Francesco Bocchini