La produzione vola e mette a segno un +8% Ma il mercato del lavoro stabile non decolla

Nel secondo trimestre 2022 il tessile cresce dell’11,1% rispetto al 2021. Ramagnoli (Confindustria): "In ginocchio per il caro energia". Studio Ires (Cgil): reddito delle famiglie in crescita (+3,2%). Persi rispetto al 2019 oltre 2.500 contratti a tempo indeterminato

PRATO

La guerra spinge inflazione e recessione. Dalla seconda metà dello scorso anno lo scenario nazionale si è gradualmente deteriorato per effetto dell’aumento dei prezzi esacerbati dalla guerra tra Russia e l`Ucraina e ora della crisi di governo. Ci attende un 2023 con grandi incognite. Mentre a Prato nel secondo trimestre 2022 la produzione industriale ha segnato un +8,8% all’orizzonte, le nubi nere del caro energia stanno offuscando tutti i segnali di ripresa. I dati elaborati da Confindustria Toscana Nord confermano quanto contenuto nel rapporto Ires sull’economia toscana diffuso dalla Cgil. Il 2021 per Prato va in archivio con un risultato, in termini di valore aggiunto, superiore alla media regionale: 7,6% contro il 6,8%. Una situazione in ripresa, fortemente condizionata dalla congiuntura internazionale: "La guerra, la pandemia, l’inflazione, i rincari, la crisi energetica, ora la crisi politica: c’è un quadro in grado di far deflagrare la tenuta sociale ed economica", commenta la segretaria di Cgil Toscana Dalida Angelini.

Entrando nel dettaglio, nel 2021 le esportazioni hanno ripreso a crescere anche se, in base alle proiezioni della Cgil, il livello di export registrato nel 2018 verrà raggiunto soltanto nel 2023. Anche il reddito disponibile delle famiglie nel 2021 è in ripresa: l’anno si chiude con un +3,2%. "Per Prato quello che si è chiuso a fine giugno è stato un buon trimestre dal punto di vista della produzione", commenta la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli. Lo testimoniano +11,1% del tessile e +8,8% del meccanotessile: "il sistema produttivo ha ripreso quota - aggiunge Romagnoli - ma il tessile è un settore energivoro, un grave problema che non accenna a trovare soluzione e che inficia una ripresa". Mentre la produzione industriale ha preso il largo, il mercato del lavoro ancora deve assestarsi sui valori pre pandemia: sono 2.500 i contratti a tempo indeterminato persi rispetto al 2019. In particolare, secondo Ires, nel 2021 i dati sulle forze di lavoro hanno subito una diminuzione del 3% peggiorando rispetto al 2020 (-1,2%): il dato risente esclusivamente di una contrazione degli occupati di genere maschile (da +1,2% a -6,8%) rispetto ad un miglioramento della componente femminile (da -4% a +2%).

In totale sono 110.000 gli occupati nella provincia. Il lavoro dipendente aumenta del 5,4% rispetto ad una forte contrazione della componente autonoma (-28,5%): sono le partite Iva ad aver sofferto maggiormente nei due anni di Covid. Aumentano gli inattivi in età da lavoro (+9%); il tasso di disoccupazione sale al 7,1% con una previsione di crescita nel corso del 2022 (7,8%). Nel 2021 a Prato gli avviamenti sono aumentati del 24,3% pari ad un volume di circa 10.000 contratti in più. Il lavoro a termine cresce ad un ritmo di poco superiore a quello regionale (+23,1% rispetto a +22,9%) con una quota percentuale, tuttavia, inferiore a quella regionale (42,1% rispetto a 55,4%). A Prato il lavoro a tempo indeterminato è aumentato ad un ritmo praticamente analogo al dato regionale (+15,9%) mentre una maggior dinamica ha riguardato l’apprendistato (+59,8%), la somministrazione (+59,8%), il lavoro intermittente (+39,5%) e i tirocini (+68,1%). Il volume di avviamenti nel complesso si posiziona 1,2 punti percentuali al di sotto del livello del 2019, risentendo soprattutto del contributo negativo del lavoro a tempo indeterminato (-13,5% e 2.500 attivazioni in meno), della somministrazione (-2,7% e con 100 unità in meno) e dei tirocini (-17% e -200 unità all’incirca).

Silvia Bini